La Corea, l'Iran, la Bomba e la profezia di Netanyahu

Redazione

    Al direttore - Anche a Quarto si consiglia di mantenere distanza da estranei.
    Giuseppe De Filippi

     

    Chi di moralismo ferisce, di moralismo perisce.

     

    Al direttore - Adesso, e dopo i nuovi esperimenti tellurici di Ciccio-Kim, immaginatevi se Iran e Arabia Saudita avessero la Bomba. Auguri.

    Luca Rigoni

     

    Direi meglio. Immaginatevi se l’Iran ce l’avesse già, la Bomba. E a proposito. Ricordate cosa disse lo scorso marzo all’Onu Benjamin Netanyahu? Ricordiamolo. “Gli ispettori sapevano che la Corea del nord stava per fare la Bomba, ma non fecero nulla. La Corea del nord spense le telecamere, cacciò via gli ispettori. In pochi anni, ottenne la Bomba. Ora, sappiamo che in cinque anni la Corea del nord potrebbe avere un arsenale di cento bombe atomiche. Come la Corea del nord, anche l’Iran ha sfidato gli ispettori internazionali. Lo ha fatto in almeno tre separate occasioni nel 2005, 2006, 2010. Come la Corea, l’Iran ha rotto i sigilli e spento le telecamere. Ora, so che questo potrebbe essere uno choc per ciascuno di voi, ma l’Iran non soltanto sfida gli ispettori, ma li inganna…”. Ne riparliamo tra un paio d’anni.

     

    Al direttore - Si vanno costituendo in queste ore comitati referendari di ogni ordine e tipo, nel presupposto di una inevitabile approvazione del testo di revisione costituzionale già votato in Senato; anzi, di una approvazione nella seconda deliberazione con maggioranza al di sotto del quorum costituzionale dei due terzi. Quanto alla libertà di voto dei parlamentari, la si ritiene trascurabile e magari miserabile. Non è la prima volta nella storia d’Italia che la jacquerie mediatica incrocia un processo di revisione costituzionale. Memorabile, all’indomani del voto della Camera sulle autorizzazioni a procedere nei confronti di Craxi, l’immediata abrogazione costituzionale di tale istituto. Era il 28 ottobre del 1993 e ai due terzi si arrivò d’un soffio (anche grazie a una sapiente articolazione del calendario di seduta), senza onore né gloria per nessuno. Rispetto ad allora oggi ad aver voluto aprire le danze è stato Renzi. La sua evocazione delle prossime scadenze è parsa voler colorare di plebiscitarismo l’intera procedura. Ma nulla giustifica in questi giorni l’attivismo dei Ceccanti e degli Zagrebelsky. Professori integerrimi e di qualche prestigio, essi dovrebbero sapere che “two wrongs do not make a right”.

    Luigi Compagna

     

    Al direttore - Non è che dopo tutti questi bei discorsi sulla rifondazione di una destra moderata e liberale, casting compreso, alla fine ci ritroveremo con un simil Mariotto Segni, cioè praticamente “il nulla”? Ritengo che il rischio esista davvero, ma non se ne può parlare e questo mi rattrista.

    Enrico Venturoli

     

    Al direttore - Anch’io speravo che il patto del Nazareno durasse. E non solo per Berlusconi. Ma anche per Renzi che oggi si ritrova sempre più circondato da nemici, veri, e tanti, troppi serventi. Come il Cav. nel suo periodo d’oro.

    Maria Pia Banchelli

     

    Al direttore - Giuliano Ferrara termina il suo articolo di ieri su quel che resta di Charlie Hebdo dicendo che bisogna insistere su ciò che non siamo, “e poi vedremo cosa vogliamo, se vogliamo alcunché”. A me sembra che per il momento non vogliamo dire la verità. Per paura, vigliaccheria e ideologia. Gli altri due articoli di Giulio Meotti raccontano due fatti di questa paura della verità, della realtà da guardare con occhi illuminati dalla ragione. La storia degli spazi bianchi del NYT “per non offendere l’islam” e quella di Waleed, “l’apostata”, come quella di tutti i ribelli del mondo islamico che potrebbero raccontare meglio di molti cosiddetti “moderati” islamici la verità sull’islam, sono esempi di questa nostra paura. Per non parlare della paura del discorso di Ratisbona. Ecco, iniziamo a volere dire la verità delle cose. E’ una bestemmia non dire la verità per vigliaccheria.

    Daniel Mansour

     

    Al direttore - Pochi figli in Italia (e Spagna)? Certamente non perché si faccia uso più degli altri (anzi le statistiche dicono il contrario) di metodi anticoncezionali. A ben vedere cosa accade da anni in Belgio e Francia è solo una questione di vile denaro. Nessuna spiegazione socioculturale… Date dei soldi a chi fa figli. Sic et simpliciter.

    Lucia Marinovich

     

    Al direttore - Gli Usa, grandissima nazione, non possono svolgere, come sta avvenendo, una politica estera isolazionista. Ci va di mezzo la decadenza dello stato di riferimento dell’occidente e anche di buona parte dell’oriente.

    Giovanni Attinà