Un'altra previsione sul 2016 e finisce che andiamo in recessione

Redazione

    Al direttore - Se non la smettiamo di fare previsioni sul 2016 finisce che andiamo in recessione.
    Giuseppe De Filippi

     

    Al direttore - Nell’edizione di ieri del quotidiano da Lei diretto, la giornalista Annalisa Chirico, virgolettando espressioni peraltro non presenti nelle Linee guida che  il 15 febbraio ho emesso in tema di rilascio di copie di conversazioni intercettate e di altri dati, pone in evidenza, con malcelata ironia, una supposta contraddizione rilevabile tra il contenuto della mia circolare e le modalità delle indagini da me dirette nel noto caso del sequestro di persona consumato in danno dell’egiziano Abu Omar (Milano, 17 febbraio 2003). Secondo la Chirico la contraddizione starebbe nel fatto che in quelle indagini avrei utilizzato le intercettazioni effettuate per “portare alla sbarra l’ex capo del Sismi Nicolò Pollari e decine di agenti italiani e statunitensi, unicum mondiale, con la spensierata pubblicazione di conversazioni e utenze telefoniche…”  mentre oggi avrei previsto il “divieto di trascrivere nei brogliacci eventuali intercettazioni… perché attengono agli 007”. La Chirico conclude ricordando che la Consulta avrebbe bocciato (il termine è mio) la predetta scelta investigativa nel caso Abu Omar. Partiamo da questo punto: contrariamente al dictum della Chirico, la Corte costituzionale, l’11 marzo del 2009, aveva dichiarato infondata la tesi della presidenza del Consiglio dei ministri circa l’inutilizzabilità di quelle prove stante “l’inesistenza di un divieto ex lege in relazione all’intercettabilità delle comunicazioni intervenute su utenze telefoniche in uso da soggetti appartenenti ai Servizi”. Inoltre, le linee guida del sottoscritto, lungi dal prescrivere quanto afferma la Chirico, impongono attenzione ai magistrati della procura di Torino circa le conversazioni “inutilizzabili a qualunque titolo, come – ad es. – nei casi … omissis… di cui all’art. 270 bis cpp (salvo che non ricorrano le condizioni di cui al co. 3 o il presidente del Consiglio ne abbia autorizzato l’utilizzo o siano decorsi i termini di cui al co. 4 dell’art. 270 bis cpp)”. Chiedo scusa ai lettori per la citazione tecnica che è però essenziale: tale norma, infatti, impone all’autorità giudiziaria, ove siano intercettate comunicazioni di appartenenti ai servizi di informazione, di trasmetterle alla presidenza del Consiglio dei ministri per accertare se siano coperte da segreto di stato, secretandole per 60 giorni in luogo protetto fino alla risposta. E solo dopo la risposta negativa o dopo l’inutile decorso del termine, o in casi eccezionali codificati, le conversazioni saranno utilizzabili, salvo – in caso di opposizione del segreto di stato – la possibilità di sollevare conflitto dinanzi alla Consulta. Ecco la ragione delle prescrizioni da me raccomandate ai magistrati del mio ufficio, ragioni peraltro derivanti da una norma del codice di procedura inapplicabile all’epoca delle indagini da me coordinate, in quanto varata solo nell’agosto del 2007, entrata in vigore nel mese di ottobre dello stesso anno, cioè ben dopo il sequestro di Abu Omar.
    In definitiva, bastava leggere la circolare del sottoscritto, la sentenza del 2009 della Corte costituzionale e l’art. 270 bis cpp per consentire alla giornalista Chirico di indirizzare altrove le sue accuse di incoerenza e la sua ironia.

    Armando Spataro, procuratore della Repubblica di Torino

     

    Al direttore - Cinque anni fa aveva inizio la scellerata guerra di Libia. Questo giornale può andare fiero di avere, fin da subito, fatto dura campagna contro quell’intervento “umanitario”, applaudito dai più. E di avere visto anzitempo le sciagure che si preparavano, mentre ancora la signora Clinton andava dichiarando tronfia: “We came. We saw. He died”.
    Massimo Boffa

     

    Al direttore - In estrema sintesi, il ddl Cirinnà è stato mandato affanguro.
    Michele Magno

     

    Grillo inaffidabile. Chi lo avrebbe mai detto?

     

    Al direttore - Sembra proprio che sia giunto il momento per l’amato Corrierone di schierarsi apertamente a sfavore di Renzi con una potenza di fuoco impressionante di interventi dell’attuale direttore regnante, di un suo vice, di autorevolissimi commentatori politici e di  ben due direttori del passato che sembrerebbero anche aver scelto come loro testa di ponte in Senato contro il nostro giovane premier un ultrasettantenne ex premier: e tutti appassionatamente uniti, e forse anche ispirati dai cosiddetti mandanti stranieri di buona memoria, dal grido: Boeri for President (Foglio dixit).
    Vincenzo Covelli

     

    Al direttore - A Roma, se proprio devo essere sincero, mi sembra che ci sia un complotto per far vincere il Pd.
    Luca Maffei

     

    Berlusconi disse Bertolaso perché Marchini non lo voleva Salvini, che ora ritratta su Bertolaso, che apprezza Giachetti, che va a teatro da Grillo, che al mercato mio padre comprò.