Perché la libertà di alimentazione porta solo benefici. Esempi pratici

Redazione

    Al direttore - Roger Cohen del Nyt sa essere grossolano e vacuo nei suoi giudizi politici. Su Berlusconi è anche molto disinformato. Ha scritto ieri sul suo sfortunato giornale che ha finito per essere condannato per prostituzione minorile, il che è il contrario di quanto accaduto. Ed è solo una delle fesserie, ma particolarmente ridicola, tra quelle che ha scritto. A New York c’è bisogno di humour, esprit de finesse, e di fact checkers. Cordialità.
    Giuliano Ferrara

     

    Al direttore - La legge sederino.
    Giuseppe De Filippi

     

    Al direttore - Candidatura D’Alema. Cerasa, sei l’uomo più perfido del mondo.
    Claudio Baleani

     

    Senza ironia. D’Alema candidato premier. Così anche lui capirà quanto vale la sua idea di sinistra (noi un sospetto ce lo abbiamo, lei?).

     

    Al direttore - Giorgia Meloni, come essere incinta a giorni alterni.
    Annalisa Chirico

     

    Al direttore - “In merito a quanto riportato sull’articolo a firma Salvatore Merlo sul Foglio del 20 febbraio 2016, l’on.le Walter Rizzetto smentisce di avere pronunciato la frase “ci ordinarono di consegnare user e password delle nostre poste elettroniche”. Ciò non corrisponde al vero perché, afferma sempre l’on.le Walter Rizzetto, “a me nessuno chiese né password né user id”. Ci tengo a precisare per non alimentare inutili polemiche su fatti che costituiscono un fraintendimento del senso della mia intervista. Cordiali saluti.
    Avv. Luigino Bottoni

     

    Al direttore - Il caso Totti resta più che mai aperto, nonostante le convenzionali ipocrisie dette e scritte sull’incontro con Pallotta, a proposito di una presunta pacificazione tra il campione, l’allenatore e il club. Non è un semplice e chiassoso episodio sportivo: contiene elementi di riflessione su valori umani universali. Infatti, ciò che indigna me e milioni di ammiratori del capitano della Roma, e di sicuro ferisce il campionissimo nel profondo, è questo slogan assurdo: siamo tutti uguali, Totti deve essere trattato come tutti! Siamo tutti uguali? Lincoln e Obama sono uguali? Churchill uguale a qualsiasi altro suo successore? E se in libreria, in ordine alfabetico, metto in fila Giletti tra Gadda e Gogol, o Timperi tra Tolstoj e Turgenev, sono tutti uguali? Totti dev’essere trattato come quei tanti schiapponi che hanno affollato, e affollano, lo spogliatoio della Roma negli ultimi 23 anni, in cui la classe del nostro campionissimo è stata universalmente riconosciuta? Ho conosciuto bene Totti, fin da quando veniva ad assistere alle prove di “Domenica in”, in cui c’era, bellissima ballerina, la sua precedente fidanzata, Maria Mazza. In vacanza in Sardegna ho giocato con lui a poker e a calcetto. E’ intelligente, sornione, astuto, padrone dei suoi nervi, fulmineo: come nei campi di calcio. Nella sua intervista fine educatissima ha “stanato” l’allenatore e i dirigenti. Al posto di Spalletti (braccio armato del club?) direi a Francesco: “Ogni volta che sarà possibile, giocherai la prima o l’ultima mezz’ora”. Vuole giocare ancora una stagione, fino a quarant’anni: in verità vi dico che potrebbe giocare fino a cinquanta, almeno dieci minuti, preziosi per qualsiasi club. Sarebbe finito? Solo qualche mese fa ci fu un derby Lazio-Totti (non Lazio-Roma!), finito 2-2. I romanisti furono presi a pallonate, la Lazio era in vantaggio 2-0, ma non riuscì a vincere: nel secondo tempo, due capolavori di Francesco, che “sente” l’aria dei derby come nessuno mai. Perché non siamo tutti uguali e l’assurdo problema della Roma non è risolto: Totti non sopporterà a lungo di essere mortificato, il suo viso triste in panchina (l’ha detto bene, Zeman) è il simbolo dell’affronto all’arte del calcio. E poi tra lui e Spalletti ci sono vecchie ruggini. Alla sua prima esperienza a Roma, l’allenatore confidava agli amici: “Come posso allenare una squadra in cui Totti mi dice solo al giovedì se vuole giocare o no, e al venerdì decide in quale ruolo?”. Non era vero, naturalmente, ma rende bene l’idea.
    Cesare Lanza

     

    Al direttore - Ho letto con interesse i due articoli dedicati al proscioglimento dell’ingegner Ercole Incalza, per il quale mi rallegro insieme alla mia famiglia, poiché, come è noto, Incalza ha lavorato a lungo con mio padre, Lorenzo Necci, alla realizzazione dell’Alta velocità. A tale proposito, mi pare opportuno ricordare che è stato Necci, insieme ai suoi collaboratori, a ideare e realizzare il progetto Tav, nonché il rilancio di tutto il sistema infrastrutturale dell’Italia. Ripeteva infatti: “Un paese che non investe in infrastrutture non ha avvenire”. Lorenzo Necci, inoltre, si è battuto disperatamente contro la svendita del sistema industriale nazionale, poi inesorabilmente perpetratasi.  Pur tuttavia, ha subìto un calvario giudiziario e mediatico senza eguali, durato sino alla sua tragica scomparsa. Arrestato il 15 settembre ’96 dalla procura di La Spezia, è rimasto in carcere sino al 2 novembre successivo. Già nel marzo 1997 la Cassazione stabiliva che “mancavano i gravi indizi di colpevolezza per l’arresto”, eppure Necci ha continuato a subire processi su processi, collezionando la cifra record di 42 assoluzioni. Nei molti articoli – benevoli e non – che il Foglio ha dedicato a mio padre nel corso di tutti questi anni, non mi pare di aver mai letto “Meno gogne, più Necci”. Poiché il vostro giornale si è spesso distinto per battaglie garantiste ma soprattutto per una proclamata attenzione alla verità, credo sarebbe doveroso fare almeno il nome di Necci quando si parla di progetto infrastrutturale, gogna giudiziaria e proscioglimenti. Nessuno più di lui, infatti, potrebbe dire – cito testualmente dall’intervista di Incalza – “mi dicano gli altri quello che hanno fatto per questo paese”.
    Alessandra Necci