Il Papa non trova le parole giuste su Nizza. Mattarella sì
Al direttore - Si può ragionevolmente venire a patti con coloro che sono risoluti a rimanere estranei alla nostra civiltà? No, ma solo Israele l’ha capito. Possiamo ancora trastullarci con le frottole del multiculturalismo, che invece di promuovere una “diversità integrata” crea e coccola l’identità “separata” dei musulmani e di ogni gruppo? No, ma solo Michel Houellebecq ha avuto il coraggio di dirlo ai francesi e agli europei. Wahabiti, sunniti e sciiti si scannano tra loro, è vero. Ma anche le pietre conoscono il sostegno che le élite arabe hanno dato e continuano a dare al jihadismo. Come si pensa di poter sconfiggere il terrorismo islamista quando gli Stati Uniti e l’Europa sanno solo balbettare contro chi lo incita e lo foraggia sottobanco? Si piangono le vittime e si fanno affari con i carnefici: c’è qualcosa che non quadra nella coscienza morale dell’occidente.
Michele Magno
Je suis Israele.
Al direttore - Il Corano su Caino: “Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità. I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra”. Siamo tutti guardiani di tutti, ma tanti sono figli di Caino.
Gaia Cappellini
Il Corano, come scritto da Michel Onfray nel suo bellissimo manuale per comprendere l’islam, contiene molti passaggi violenti e molti passaggi che contraddicono i passaggi violenti. Dire che l’islam è una religione violenta è una sciocchezza. Ma dire che la violenza dei terroristi islamici viene giustificata da alcuni precisi passaggi del Corano non è una forzatura. Purtroppo è la semplice verità.
Al direttore - “Mentre la Francia celebrava la sua festa nazionale, la violenza cieca ha colpito ancora il Paese a Nizza”, così il segretario di stato cardinale Pietro Parolin in un messaggio a nome del Papa al vescovo di Nizza.
“La feroce propaganda del fondamentalismo di matrice islamista ha trovato ancora una volta un folle esecutore che ha colpito in modo gravissimo tutta l’Europa nell’amica nazione francese”, dice il presidente della Repubblica. Due linguaggi, ben diversamente chiari: da una parte la “violenza cieca”, ovvero l’aria fritta, dall’altra il “fondamentalismo di matrice islamista”, ovvero la sostanza più innegabile del terrorismo dei nostri tempi. Un bravo a Mattarella. Spiace invece per Francesco, che continua a non dire su quello che è il problema dei problemi d’oggi nel mondo, nulla che esca dalla più piatta, e proprio per questo fuorviante, ovvietà.
Roberto Volpi
Mattarella, a differenza di Renzi, non ha paura a usare la parola “guerra”. E già dal suo discorso di insediamento – quando aveva paragonato la condizione dell’Europa a quella di Israele – si era capito che su questo tema il nostro presidente è forte. Ben detto. Su Papa Francesco nessuna sorpresa. Non è lui che dice che il terrorismo è generato da povertà e miseria? Già.
Al direttore - Chi dice che è una guerra di religione non comprende che non di religione si tratta, perché per esservi guerra di religione è necessario che esse esistano dall’una e dall’altra parte, mentre è solo una correzione dei costumi occidentali, è solo una bolla, che come quella di Borsa, scoppiata, riporta i valori al loro regime naturale. L’occidente ha creduto che la dissipazione dei costumi, aborto, eutanasia, cremazione, omofilia, e simile lordura potesse passare senza pagare pegno alla giustizia cosmica, perché per essa la giustizia è il diritto, e allora quella bolla scoppierà sotto il pungiglione di quei popoli che ne restano scandalizzati; non è detto che per chi dà scandalo è meglio che ponga una mola al collo e sprofondi nel mare? Non piangiamo i morti, ma quei vivi che a cose fatte diventano prefiche dei loro delitti! Si compiange, si è solidali, si usano tutte le formule della compiacenza occasionale, qualcuno potrebbe rallegrarsi? Potrebbe auspicare che cose del genere si ripetano? Nemmeno nelle tragedie pubbliche riescono a tacere, ma su noi tutti incombe la minaccia dei nostri capi, “quidquid delirant reges patiuntur Achivi”, diremmo con l’Alighieri rivolgendoci a Dio per non bestemmiare: “Son gli occhi tuoi rivolti altrove? O è preparazion per alcun bene / in tutto dall’accorger nostro scisso?. “La legittimità di un re sta proprio nella salvezza del suo popolo, egli è ornato con i simboli del potere perché espia per il suo popolo, muore al suo posto, quando Hollande, Obama, Renzi e tutti i reggitori che espongono il proprio popolo alla morte entreranno nella tomba con loro? Ma questo è il destino dei re, dei veri re, non dei quaquaraqua presidenziali.
Luca Sorrentino
Al direttore - Un’altra terribile strage islamista che per nostra debolezza di sottomessi finirà in una lacrimevole cry story, un tenerume sentimentale, con candeline e canti che avvolgerà bambini e adulti, felici di avere fatto la loro buona azione quotidiana. Così, cullandosi negli sguardi imploranti e nel “politicamente corretto”, addormentano le coscienze per poi rifugiarsi nei loro quartieri piccolo-borghesi dove non vi sono campi nomadi, disperati vaganti per le eleganti vie e camion assassini in agguato. E parlando poi felici nei nostri circoli parrocchiali di solidarietà e integrazione con gli immigrati non capendo che siamo lontani anni luce dalle loro tradizioni che non sono le nostre ma anzi ne sono l’opposto e per questo le vogliono distruggere con odio e sangue. Questa carità imbecille ci farà schiantare nella carneficina della guerra e volgere nel terrore delle idee assassine come già succede in Siria e in Iraq e forse solo allora qualcuno si accorgerà che lo splendore del vero è in realtà un proiettile di un lanciarazzi Rpg in arrivo.
Alberto Malossi
Il Foglio sportivo - in corpore sano