Il garantismo peloso miglior alleato del giustizialismo. Il caso Capua

Redazione

    Al direttore - Frigoriferi patrimonio dell’Unesco!
    Giuseppe De Filippi

     

     

    Al direttore - Il caso di Ilaria Capua mi ricorda la persecuzione antiebraica dopo le leggi razziali. Mio padre riceveva qualche sostegno in privato ma mai in pubblico e doveva comportarsi come chi si vergogna ma di accuse infamanti sostenute dalla legge dopo una vita al servizio della gente come chirurgo degli ospedali. Ipocrisia e violenza. La gogna funziona e distrugge le persone.
    Giorgio Coen

     

     

    Al direttore - Credo sia evidente a tutti come l’avvicinamento alla politica da parte di provati professionisti di successo scateni il ventilatore giudiziario che i professionisti della politica contribuiscono generosamente a riempire di sterco. E’ chiaramente evidente per la Capua, ma lo era (un po’ meno per le questioni dei diritti Tv) anche per Berlusconi. La discriminante per riconoscere l’autonomia dei professionisti della società civile dal parassitismo di quelli della politica sta nella capacità di reintegro nella società civile per i parlamentari, senza il bisogno di gravare sui cittadini, senza quindi vitalizi e consulenze di stato, senza paternalistiche distribuzioni di posti e prebende a parenti e amici.
    Maurizio Guerrini

     

     

    Al direttore - Scrivo da Shanghai. Da vecchio ingegnere pensionato continuo a pendolare fra Cina e Italia, più che compensando con il mio carico fiscale il costo che lo stato sostiene nei miei confronti, con la speranza di contribuire nel mio piccolo al futuro dei miei nipoti. Purtroppo sapere che potrebbero inciampare in vicende analoghe induce una profonda amarezza non solo per loro come individui ma sopratutto per l’impatto distruttivo su tutto quel bene comune che potrebbero essere in grado di costruire nel loro ambito sociale.
    Gaetano Ronchi

     

     

    Al direttore - Complimenti. La “chiacchierata” con Ilaria Capua andrebbe letta nelle scuole come si faceva una volta con le lettere dei condannati a morte della Resistenza. I plotoni di esecuzione sono meglio, tuttavia, di una “amara giustizia” (sono parole di Capua) che non esita a distruggere le persone e le loro famiglie al solo scopo di dimostrare la sua onnipotenza.
    Giuliano Cazzola

     

     

    Al direttore - L’intervista a Ilaria Capua, caro Cerasa, dovrebbero leggerla nelle scuole, anziché invitare quei cialtroni dei professionisti dell’antimafia e della legalità. Di questo dovrebbero parlare i giornali e i tg passacarte delle procure. Questo, persino, dovrebbero leggere nelle nostre chiese specie quando parlano della cultura dello scarto e dei diritti degli ultimi. Non posso dire cosa penso dei magistrati e dei giornalisti come Lirio Abbate. Ma una cosa voglio dire a Renzi: con tutte le sue chiacchiere sulle riforme istituzionali non ha intaccato per niente la tracotanza e l’irresponsabilità cinica della magistratura. Poi lamentiamoci se abbiamo milioni di dementi grillini.
    Carlo Schieppati

     

     

    Al direttore - Dopo la lettura dell’articolo su Ilaria Capua, una domanda: c’è stata un’indagine per individuare chi dei magistrati ha passato le informazioni al giornalista?
    Gianfranco Tassi

     

    Nessuno chiederà mai scusa a Ilaria Capua. Nessuno chiederà mai conto delle carte uscite in anticipo dalla procura. Nessuno metterà sotto indagine magistrati che hanno rapporti disinvolti con i giornalisti (e anche se dovesse accadere sarebbero altri magistrati a giudicare i magistrati biricchini). Nessuno farà nulla e nessuno dirà nulla. Anche perché in Italia i garantisti sono tali solo quando c’è qualche amico da difendere e prima o poi qualcuno dovrebbe capire che il garantismo peloso è il miglior alleato del giustizialismo trinariciuto.

     

     

    Al direttore - Immodestamente, per amor di “vis polemica” (in senso buono), vorrei interloquire con il dott. Michele Magno, di cui sono affezionato lettore. Ho l’impressione che il problema non è, o non è più, la discussione su ciò che sia vero o falso riguardo alla riforma costituzionale (ammesso che siano perfettamente riconoscibili i confini tra verità/falsità). Il tutto,infatti, senbra girare attorno al quesito Renzi Sì/Renzi No. E ciò è legittimo da parte dell’opposizione, qualsivoglia siano i motivi, anche se fossero un pretesto. Forse parlare soprattutto dei risultati generali del governo  e del presidente del Consiglio orienterebbe l’elettore verso una scelta più consapevole. Grazie per l’attenzione.
    Angelo Costanzo