“Arrestare” è il verbo che domina la grammatica grillina

Redazione

A forza di giocare con la strategia delle manette e dell'immobilismo si corre un rischio evidente

Al direttore - Mai avuto dubbi. Ho appoggiato il progetto innovativo di Veltroni, ho sostenuto lo sforzo riformatore di Monti e, per le stesse ragioni, ho visto nell’ascesa di Matteo Renzi alla guida del Pd un antidoto all’immobilismo antiriformista del Pd di Bersani. Si può pensare quel che si vuole di Matteo Renzi ma non c’è dubbio che abbia ripreso le idee-chiave della sinistra liberale e che con queste idee abbia sfidato la vecchia “ditta”. Non è un mistero per nessuno che, al contrario di quel che hanno fatto Bill Clinton, Tony Blair e Gerhard Schröder, rompendo tabù e cinghie di trasmissione (a cominciare dal sindacato), rinunciando alla rendita di consolidati bacini elettorali e mettendo in discussione le vecchie identità, nel Pd l’ala veterostatalista ha preso il sopravvento e ha scelto di usare la crisi finanziaria e politica per tornare alle vecchie certezze sul ruolo dello stato in economia, sulle modalità di regolamentazione del mercato del lavoro e su parecchie altre cose. Ed è stato proprio Matteo Renzi, in questi anni, a restituire alla sinistra la possibilità di liberarsi, come direbbe Claudio Cerasa, dalle catene del post comunismo. Senza contare che sarebbero bastati gli interventi che ho ascoltato nell’ultima riunione della Direzione (che hanno chiesto a gran voce il ripudio del pareggio di bilancio, invocato più stato in economia, lanciato l’anatema sulle privatizzazioni, ecc.) a dissolvere ogni dubbio eventuale. E, come Biagio De Giovanni, ho preso la tessera del Pd per appoggiare Matteo Renzi e, ovviamente, ho sottoscritto la piattaforma per la sua candidatura.

Sen. Alessandro Maran

  


 

Al direttore - Mentre leggevo l’articolo di Annnalena sui bambini siriani, un brivido attraversava il mio corpo e un senso di impotenza. Poi sono passato alla lunga e piacevle lettura dell’incontro al Teatro Parenti e mi ero già dimenticato dei bambini siriani. L’emozione per gli orrori che subiscono i bambini in Siria resterebbe un’emozione e come tale fuggente, se non li sentissimo come i nostri figli, se non avessimo provato il dolore per il dolore dei nostri figli che anche in un posto di pace a volte sentono il desiderio di andare in Paradiso.

Daniel Mansour

 


 

Al direttore - Mi è sembrato che il dottor Gribbels ne abbia conbinata un’altra delle sue: ha scritto un delirante editto contro questa legislatura e questo governo e ha imposto di leggerlo in Parlamento a un componente del suo gruppo che ha poi concluso la lettura del testo invitando il mite e aristocratico Gentiloni a spegnere testualmente le luci del suo ufficio di Palazzo Chigi per ritirarsi a casa in quanto questa legislatura è finita mentre la prossima dovrebbe vedere loro alla guida del governo. Mi è sembrato che l’unico aspetto, direi positivo, di questo farneticante show dei pentastellati sia consistito nel fatto che, nel leggere il testo, il relatore non abbia sbagliato nessun congiuntivo mentre è noto che proprio lui, quando si avventura in spontanee  dichiarazioni a braccio, è solito stravolgere i princìpi fondamentali della sintassi italiana. E’ possibile che costui abbia finalmente voluto seguire i caldi suggerimenti di chi lo invitava a rifrequentare alcuni corsi accelerati della scuola dell’obbligo?

Vincenzo Covelli

I grillini, da perfetti portavoce delle procure più che dei cittadini, parlano ormai come se fossero sei magistrati e strutturano i propri interventi anche in Aula come se fossero delle ordinanze di custodia cautelare. Il messaggio è sempre lo stesso e se ci pensate bene il verbo ricorrente nella grammatica grillina è sempre uno ed è sempre lo stesso: arrestare. Arrestare nel senso di sbattere in galera, possibilmente senza indizi, buona parte dei propri avversari politici. Arrestare, nel senso di fermare una politica che non essendo sottomessa al grillismo non può che essere corrotta e dunque da fermare. Arrestare, nel senso di alimentare una nuova identità politica che fa leva sul sentimento del no, che significa arrestare le olimpiadi, arrestare le grandi opere, arrestare l'alta velocità. In 25 anni siamo passati dal resistere, resistere, resistere del pool di Mani Pulite all'arrestare, arrestare, arrestare del pool della Casaleggio e Associati. L'istinto è chiaro e le conseguenze pure. A forza di giocare con la strategia delle manette e dell'immobilismo si corre un rischio evidente: arrestare definitivamente il cammino dell'Italia.

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