Il paradigma garantista
Editoriale Scientifica, 248 pp., 16,50 euro
Allievo di Norberto Bobbio, Luigi Ferrajoli è tra i filosofi italiani del diritto più conosciuti all’estero, con i suoi libri tradotti in tre continenti e lauree honoris causa in otto paesi, oltre a esser stato tra i fondatori dell’associazione Magistratura democratica. Nella sua raccolta di scritti, teorizza un modello normativo fatto di proposte che potrebbero sembrare utopiche e irrealizzabili, ma che in realtà tutti quelli che aspirano a una profonda riforma della giustizia penale dovrebbero quantomeno tenere in considerazione.
In attesa che maturino i tempi di un’abolizione totale della pena detentiva, Ferrajoli teorizza da una parte l’abolizione dell’ergastolo, spiegando come questa misura si ponga contro i princìpi costituzionali dell’umanità della pena detentiva e della funzione rieducativa di questa; dall’altra una forte decarcerizzazione con la previsione della pena detentiva solo per i reati più gravi, e accompagnata da un abbassamento ai livelli europei delle pene edittali massime e dalla trasformazione in pene edittali delle misure alternative. Poi il giurista avanza due proposte semplici ma rivoluzionarie: la riserva di codice e la previsione del numero chiuso per gli istituti di detenzione.
La prima implica che ogni nuova norma sostanziale o processuale possa essere approvata solo attraverso una procedura speciale di modifica del codice penale o di procedura penale. Si tratterebbe di una garanzia politica e procedurale per arrestare la proliferazione di leggine che hanno dissestato il sistema penale italiano. La seconda invece implica che periodicamente i detenuti che debbono scontare residui di pena o pene di breve durata dovrebbero essere destinati a misure alternative quali la libertà vigilata o gli arresti domiciliari con il duplice beneficio di interrompere il trattamento inumano degli altri detenuti che restano in carcere e di determinare il condono automatico di detenzioni brevissime che non hanno alcun senso punitivo e nessuna funzione preventiva. Nelle riflessioni di Ferrajoli, però, non trovano spazio la separazione delle carriere e l’eliminazione di quella pericolosa finzione che è rappresentata dall’obbligo dell’azione penale. Ipotesi che, forse anche per la sua lontana esperienza e formazione da magistrato, Ferrajoli si rifiuta di prendere in considerazione. Ma, come diceva il suo maestro Bobbio, la battaglia per il garantismo penale è sempre stata una battaglia di minoranza. Chi aspira a una riforma liberale della giustizia non può non partire anche da queste proposte.
IL PARADIGMA GARANTISTA
Luigi Ferrajoli
Editoriale Scientifica, 248 pp., 16,50 euro