I sei giorni che sconvolsero il Mondo
Le Monnier, 546 pp., 28 euro
In effetti, aveva ragione John Lewis Gaddis, quando quasi vent’anni fa, si chiedeva cosa ci fosse di nuovo da dire sulla crisi dei missili di Cuba, momento topico della storia novecentesca nel quale il mondo fu a un passo dallo scivolare nell’abisso per mai più riprendersi. Eppure, qualcosa di nuovo da dire (e da scrivere) c’è: basta cambiare prospettiva, mettendo in risalto il carattere eminentemente globale della crisi ed evidenziando la sua dimensione socio-culturale, fino a oggi poco o per nulla presa in considerazione dalle decine di storici che si sono gettati a capofitto sulla vicenda. Tentativo ardito, perché il rischio di ripetere quanto già letto è alto, costante più o meno ineluttabile nel lavoro dello storico che va a rispolverare carte già cento e più volte lette dagli studiosi. Eppure, la scommessa va a segno, dopo sette anni di indagine. Lo certifica anche John L. Harper, eminentissimo della materia (professore di Politica estera americana alla Johns Hopkins University), nella sua prefazione: “Questo studio mostra la crisi dei missili di Cuba da una prospettiva radicalmente diversa da quella cui siamo abituati”.
Sono sempre rimaste sotto il tappeto tutte le implicazioni transnazionali, così come le ripercussioni sul terreno sociale, aggiungeva Harper. Dopo aver riportato alla memoria la drammatica evoluzione di quelle ore convulse sul fronte diplomatico, l’autore indaga la reazione che ebbe la cosiddetta élite culturale dinanzi al rischio concreto d’uno scontro nucleare. Ecco allora che vengono citati anche i carteggi tra scrittori e i semplici telegrammi inviati dai cittadini spaventati. E’ questo l’elemento che dà freschezza al volume, che si pone come preciso e dichiarato obiettivo quello di tentare “uno studio della percezione immediata di un evento dato”. E per farlo non c’è strada migliore che soffermarsi sulle percezioni fatte registrare all’epoca degli eventi da parte di politologi, religiosi, scienziati e, più in generale dalle opinioni pubbliche degli Stati Uniti e d’Italia – dove l’eco della grave crisi diplomatica si fece sentire, nonostante di questo si sia scritto assai poco, fino a oggi. Il tutto è corredato da un ampio apparato bibliografico, che dà lustro al lavoro scientifico. Degna di segnalazione, per quanti – pur interessati al tema – non hanno a portata di mano una valida emeroteca, la riproposizione delle prime pagine dei giornali italiani in quei giorni dell’ottobre 1962: “Modi diversi di dare le stesse notizie”, rileva Campus in una nota.
Leonardo Campus
I SEI GIORNI CHE SCONVOLSERO IL MONDO
Le Monnier, 546 pp., 28 euro