Radioso maggio

Redazione
Antonio Varsori
Il Mulino, 216 pp., 15 euro

    Ha ragione Antonio Varsori, nell’Introduzione al suo saggio, quando sottolinea che nel profluvio di pubblicazioni a celebrazione (per così dire) del centenario della Prima guerra mondiale, la maggior parte di quel che è uscito in libreria si è concentrato sul duello tra Intesa e Imperi centrali, come – d’altra parte – era un po’ scontato. Poco, invece, s’è scritto sull’Italia, relativamente alla quale s’è assistito alla ristampa di contributi datati e ampiamente noti e al tentativo (non sempre riuscito) di presentare approcci innovativi sul tema. Ma la fase immediamente precedente al fatale 24 maggio del 1915 è rimasta sempre nell’ombra, quasi fosse un momento di scarsa importanza circa il ruolo di Roma nella contesa. Eppure, sfogliando e immergendosi nelle quasi duecento pagine del volume, si scopre tutta la complessità di un’evoluzione politica che ha incontrato fasi a dir poco concitate, con lo scontro tra i vecchi schieramenti dell’Italia liberale giolittiana e le nuove forze che andavano aumentandola presa sulla popolazione e l’opinione pubblica. Con il re, Vittorio Emanuele III, nel ruolo non sempre super partes circa il posizionamento del suo Regno nel quadro delle alleanze. L’autore, rinomato storico delle Relazioni internazionali, indaga proprio gli sviluppi che vennero a detemrinarsi nel cosiddetto “radioso maggio” del 1915, “in altri termini quel mese che intercorse tra la firma del Patto di Londra del 26 aprile e l’entrata in guerra contro l’Austria-Ungheria”.

     

    Quattro settimane “che ebbero una grande influenza sulle sorti del paese sia sul piano internazionale sia su quello interno”. C’è il dualismo tra Salandra e Giolitti, le manovre del governo e del Parlamento, le udienze concesse dal sovrano e le contestazioni a Turati alla stazione Termini. Dall’imponente mole di documenti consultati – archivi diplomatici, saggi e diari – Varsori riesce a far emergere il clima che si respirava in quei giorni nel paese, diviso tra una maggioranza perplessa – se non dichiaratamente ostile a muovere guerra a Vienna e Berlino – e una minoranza (assai più rumorosa e organizzata) che premeva per compiere il destino ineluttabile dell’Italia. Apprezzabile che in Appendice sia riportato il testo completo del Patto segreto di Londra, con tutto ciò che sarebbe spettato a Roma in caso di vittoria. Trattative che più tardi, dopo il disfacimento dell’impero asburgico, si sarebbero rivelate vane, visti i Quattordici punti con cui Woodrow Wilson rivoluzionava la diplomazia globale. Finendo così per alimentare il mito della vittoria mutilata di dannunziana memoria.

     

    RADIOSO MAGGIO
    Antonio Varsori
    Il Mulino, 216 pp., 15 euro