Vicini
Castelvecchi, 181 pp., 17,50 euro
Un uomo assediato da pagine di fogli battuti a macchina, diventato vecchio senza rendersene conto, prova a mettere ordine tra tutta quella carta impolverata per raccontare una storia che non è la sua. Comincia così il primo romanzo di Claude Houghton, pubblicato in Inghilterra nel 1926 e tradotto ora anche in Italia. Com’è stato possibile aver perso così tanta confidenza con la propria vita al punto da non riconoscersi più? Eppure, agli inizi, un perimetro d’esistenza pareva esserci; illusioni che si intravedevano sulla superficie della gioventù. Appena arrivato in quella mansarda, era un ragazzo dalle grandi speranze. Pensava di poter diventare chiunque volesse, un santo oppure un assassino. In ogni caso era certo che tutto sarebbe andato per il meglio. Ma le giornate sono lunghe e una felicità senza radici non può resistere, prima o poi qualcosa la fa vacillare. A lui basta sentire una risata fuori dal suo appartamento, una risata accattivante, nient’altro che questo. Capisce di avere un vicino per il quale prova fin dall’inizio e senza motivo un sentimento che sfiora l’odio. Il vicino è Victor, un poeta poco più che ventenne, anche lui con un futuro che tradirà le attese. Dopo quella risata, nella mansarda non c’è più posto per altri: Victor diventa il vero protagonista del romanzo, ruba la scena e la vita stessa al narratore che si ritrova costretto ad ascoltare e trascrivere tutto ciò che il vicino racconta. E sfortunatamente per lui, Victor non fa altro che parlare, anche da solo, quando nessuno ha più le forze di ascoltarlo. Parla soprattutto con la sua fidanzata Pam, un’attrice di teatro alla quale recita poesie improvvisate.
E’ capace di affascinare chiunque. Lei però non gli crede, lo sanno tutti che i poeti mentono. Victor le vuole insegnare il mondo, lui che il mondo lo guarda dall’alto del suo abbaino. A volte, Pam lo prega di stare zitto, vieni a dormire gli dice, ma lui non dorme mai. Non sopporta che qualcosa – anche solo una giornata – possa finire. Come si fa a credere in qualcosa che finisce? “Solo la persistenza è la prova della realtà”, dice quando ormai non lo ascolta nessuno. E’ difficile stargli dietro. Alterna momenti di una vitalità che non sa dove andare a parare a una depressione che sembra arrivare da lontano. A pensarci bene, però, il mondo è una buona occasione, gli dice un giorno il suo amico Tim. Victor concorda, peccato che nessuno – e tantomeno lui – sappia cosa farsene. Avrà una vita terribile, Pam glielo dice sempre. Dovrebbe uscire dalla sua mansarda, ma come si fa? Ormai non esiste più niente, lui è il solo ad averlo capito. Persino l’amore è un sentimento impraticabile da quelle parti. Insieme con un amico si domanda se sia davvero possibile amare una persona in carne e ossa. No che non è possibile, il vero amore non è di questo mondo. Ci sono sentimenti che si lasciano appena sfiorare, ai sognatori come lui le carezze non bastano.
[**Video_box_2**]Victor è esagerato e insopportabile, non ascolta nessuno ma pretende di sfinire chiunque gli capiti a tiro con le sue teorie impossibili. Persino Pam, che lo ama molto, a volte preferirebbe non averlo mai incontrato. Ne convengono tutti, è meglio non vederlo spesso. Poi però tornano sempre nella sua mansarda e lo lasciano parlare, perché in mezzo a quegli ammassi di parole appassionate e isteriche spuntano dettagli che li riguardano. Che senso ha tutta questa vita se non riusciamo a far altro che guardarla scorrere, se ci sfugge da ogni parte? Dall’altro lato della mansarda – e della scena letteraria – il vicino, circondato dalle conversazioni di Victor sparse sul pavimento, è ormai a un metro dalla follia. L’odio è un sentimento difficile da ammaestrare. Dopo tutti questi anni di intimità malata con la sua voce e i suoi pensieri insani, vuole disperatamente incontrare Victor. Ma la realtà può bruciarci quando decidiamo di guardarla negli occhi.
VICINI
Claude Houghton
Castelvecchi, 181 pp., 17,50 euro