La fogliata del sabato
IL PRIMO SGUARDO
Ermanno Olmi (con Marco Manzoni)
Bompiani, 186 pp., 12 euro
Un libro-intervista che inizia così: “Ermanno, tu sei considerato…”, desta legittimo sospetto. Se poi, oltre che grande regista, lo si accredita “una delle voci più autorevoli dell’epoca contemporanea”, lui che non ha mai voluto essere un maître à penser, il sospetto trova conferma. O meglio, trova conferma un mutamento cultural-mediatico che negli ultimi anni ha trasformato un grande regista cinematografico, che possiede il raro dono dell’occhio e dello sguardo in una sorta di santone nella catena ideologica moralista-benecomunista-ecologista. Una mutazione cui Olmi s’è del resto consegnato con mansuetudine. Così nell’intervista che costituisce la prima parte del libro si parte dal documentario “Terra Madre”, che Olmi ha dedicato ai contadini sostenuti nel mondo da Carlin Petrini, e da tutte le tematiche ambientali e persino spirituali che accomunano Olmi alla narrazione altermondialista, fino al documentario realizzato per Expo, “Il Pianeta che ci ospita”. La seconda e terza parte del volume sono un excursus sulla poetica di Olmi (il lavoro, il senso del tempo, la natura, la spiritualità) e sulla sua produzione, con un privilegio al documentarismo. L’approccio tematico che Marco Manzoni dà al volume non toglie però luce ad alcuni spunti – tagli d’inquadratura, verrebbe da chiamarli – che Olmi sa cogliere e offrire. E che costituiscono il nucleo di una sessantennale carriera in cui, negli esiti migliori, il racconto si è sempre inchinato a uno sguardo, a un occhio sul reale capace di coglierne l’essenza: umanesimo o spiritualità, poco importa. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
GALÍNDEZ
Manuel Vázquez Montalbán
Sellerio, 589 pp., 16 euro
Nato nella cittadina basca di Amurrio il 21 ottobre 1915, Jesús Galíndez fu visto per l’ultima volta alle 10 del 12 marzo del 1956 a Manhattan, mentre entrava nella metropolitana della Quinta strada. Poi scomparve. Si sa che venne sequestrato, torturato e ucciso dagli agenti di Rafael Trujillo, dittatore della Repubblica dominicana fino al 1961, ma la data e le circostanze esatte della sua morte non si conoscono, così come non si sa che fine abbia fatto il suo cadavere. Probabilmente, conoscendo i metodi in vigore sotto il regime di Trujillo, fu dato in pasto agli squali. Benché all’epoca della sua scomparsa fosse solo quarantunenne, Galíndez era già notissimo, per aver pubblicato il suo primo libro a diciotto anni e per essere un affermato dirigente del Partito nazionalista basco, nei cui quadri era entrato solo diciassettenne. Docente di Diritto a poco più di vent’anni, a ventiquattro era scappato a causa della vittoria dei franchisti nella Guerra civile spagnola. Rinchiuso in un campo profughi in Francia, si era poi trasferito in Repubblica Dominicana, dove era stato rappresentante del governo basco in esilio, aveva pubblicato libri e aveva avuto una cattedra alla scuola diplomatica. Ma dopo sette anni, nel 1946 si era trasferito negli Stati Uniti: sembra che fosse stato il brutale assassinio di un leader sindacale – con il quale stava tentando una mediazione – a convincerlo a cambiare aria il più presto possibile. Nel paese nordamericano manterrà la carica di rappresentante del partito basco e avrà una cattedra alla Columbia University. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
LA BANCA DEL PAPA
Francesco Peloso
Marsilio, 220 pp., 16 euro
Denaro e sesso: è a partire da questi due protagonisti imbattibili della storia umana, che anche la chiesa di Papa Francesco è dovuta ripartire per rifondare se stessa”. Da questa efficace considerazione, l’autore parte per raccontare la storia, torbida e non ancora del tutto privata di quell’alone di mistero per molti affascinante (e per altri penoso), della via crucis attraversata da Benedetto XVI nella fase terminale del suo pontificato. Al centro di tutto, ancora una volta come più di trent’anni fa, lo Ior, l’Istituto per le opere di religione, non a caso definita la “mitica o famigerata banca vaticana”, a seconda di come si guardi a essa. E’ la storia – condita da approfonditi retroscena, come testimonia l’ampio apparato di documenti e fonti consultate, segnale di precisione e accuratezza nella ricostruzione dei fatti narrati – della battaglia campale combattuta nei sacri palazzi per il controllo delle finanze, a cavallo dei due pontificati. Per comprendere quanto aspra sia stata la contesa, e quanto centrale sia stato lo Ior in tutta la faccenda, è sufficiente ricordare che l’istituto con sede nell’antico torrione di Niccolò V ha avuto tre diversi presidenti in tre anni, di cui uno nominato dal Papa dimissionario dopo che la carica era vacante da quasi un anno. Francesco Peloso ripercorre le tappe del processo di riforma, iniziato sotto Ratzinger e proseguito con maggior vigore dal successore Bergoglio. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
LE LETTERE CATTIVE - di Cristiano Governa, Edizioni Pendragon, 109 pp., 12,50 euro - Caro amico ti scrivo” è la colonna sonora di questo volume, seconda prova narrativa di Cristiano Governa, bolognese e convinto assertore che l’arte sia un fatto di amicizia e anche di speranza, visto che in esergo al libro è citato un verso proprio dalla più famosa canzone di Dalla, che si canta “per poter riderci sopra, per continuare a sperare”. Ma prima del mondo interiore, meglio fermarsi un attimo sul dato esteriore di questo strano libro, composto da dodici lettere più una finale, l’unica rivolta al lettore direttamente dall’autore in cui si chiede di prender nota di una playlist per il funerale (e di farlo velocemente) perché la selezione potrebbe cambiare da un momento all’altro. LEGGI LA RECENSIONE COMPELTA
STORIE D'ALTRE STORIE - di Giovanni Arpino, Lindau, 96 pp., 14 euro - Che fine ha fatto Cappuccetto Rosso? E Lolita, Tarzan, Alice e Casanova? Moby Dick – il romanzo, non la balena – è diventato un telefilm in lavorazione, Achab la seconda identità dell’attore che lo interpreta, succube di whisky e medicine, e che trova bella, sì, la scenografia con cui hanno ricostruito il Pequod, ma vuole assolutamente “vedere, vivere, toccare, strofinarsi con Moby Dick” prima delle riprese. E invece il regista gliela nega, perché deve restare fino all’ultimo un segreto. L’attore-capitano non la prende bene. Frankenstein torna a casa da mamma Mary dopo l’ultima missione in Russia: lavora per il servizio segreto inglese, adesso, è un killer itinerante. Pinocchio bambino rimpiange di non essere più di legno: non gli farebbero più paura i pugni dei compagni maneschi, sarebbe imbattibile nel giocare a pallone. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
IL TRAMONTO DELLA RIVOLUZIONE - di Paolo Prodi, Il Mulino, 119 pp., 11 euro - Prima di ogni considerazione è utile dire cosa non è rivoluzione. Negli ultimi anni, con mezza umma in fiamme e presidenti più o meno dispotici rovesciati dalle piazze rabbiose, “rivoluzione” era parola che entrava – al pari di “primavera” – perfino nelle conversazioni serali, a cena. In realtà, spiega Prodi nella premessa al saggio, “tali fenomeni non solo non hanno niente a che fare con le rivoluzioni, ma ne sono spesso il contrario”. Illusione collettiva, dunque. Basterebbe, d’altronde, riprendere quanto scriveva Ivan Kratsev, che in poche righe aveva smontato per tempo quelle che l’autore definisce “le analisi boriose degli specialisti”. Osservava infatti Kratsev che “l’ondata di proteste non ha segnato il ritorno della rivoluzione: le proteste, come le elezioni, servono piuttosto a tenere il più lontano possibile la rivoluzione e le sue promesse di un futuro radicalmente diverso”. LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA
AUTOBIOGRAFIA, di Paul Valéry, Elliot, 64 pp., 9,50 euro
IL GIARDINO PERSIANO, di Chiara Mezzalama, Edizioni e/o, 192 pp., 14,50 euro
IN PRINCIPIO ERA LA PAROLA, di Federico Roncoroni, Mondadori scuola, 106 pp., 20 euro
LA VITTIMA SCONOSCIUTA, di Jackson Gregory, Castelvecchi,
Universalismo individualistico