Nebbia
Fazi, 270 pp., 17,50 euro
Poeta, filosofo, scrittore, drammaturgo, occasionalmente anche politico, Miguel de Unamuno è oggi famoso soprattutto per il cosiddetto “incidente dell’Università di Salamanca”, di cui era rettore. Correva l’anno 1936, il 12 ottobre. “Viva la morte!” fu il grido degli estremisti falangisti che risuonò durante la cerimonia di apertura dell’anno accademico; grido accompagnato da insulti alla Catalogna e ai Paesi baschi, definiti “cancri da amputare”. Il settantaduenne Unamuno, basco, reagì alla provocazione, protestando contro il “grido necrofilo e insensato”. Poco dopo sarebbe arrivata la destituzione, un colpo che lo portò alla morte il 31 dicembre di quello stesso anno. Unamuno non può però essere circoscritto a questo gesto da hidalgo. Faceva parte della “Generazione del ’98”, il gruppo di intellettuali che si era proposto di rispondere, in modo radicale, al trauma della sconfitta nella guerra contro gli Stati Uniti. E’ stato il massimo intellettuale spagnolo del Ventesimo secolo, assieme a Ortega y Gasset. Questo romanzo scritto nel 1907 e pubblicato sette anni più tardi, nel 1914, diede origine addirittura a un genere nuovo, la cosiddetta “Nivola”, in cui sono i personaggi a imporsi all’autore.
Augusto Pérez, protagonista di questa storia, è un giovane gentiluomo ozioso e amante degli scacchi, immerso nella vibrante atmosfera delle sue fantasticherie ma alla ricerca continua di qualcosa che possa scuoterlo dall’apatia in cui la morte della madre lo ha lasciato. A un certo punto gli sembra che sia la delicata pianista Eugenia colei che potrà aiutarlo a dissolvere la nebbia che lo avvolge. Ma il corteggiamento si risolve in un disastro tale che Augusto si convince che per lui l’unica via di uscita sia quella di togliersi la vita. Per decidersi, contatta però lo stesso Unamuno, di cui ha letto un saggio sul suicidio. Ed è a questo punto che arriva la sorpresa: l’intellettuale gli rivela che non può porre fine alla propria vita in quanto in realtà non esiste, è solo un personaggio creato dalla scrittore. Obiezione di Augusto: a lui pare di esistere sul serio, checché ne dica Unamuno. E poi, non è sicuro quest’ultimo di essere a sua volta solo un sogno di Dio? Intensa meditazione sull’esistenza nel momento in cui l’avvicinarsi della Grande guerra stava per far saltare tutti i punti di riferimento – ma corretta da un’intensa ironia – è una vertigine che anticipa chiaramente certi racconti di Borges, mentre il tema dei personaggi alla ricerca di autore sarà sviluppato da Luigi Pirandello. Il carattere di Augusto ricorda parecchio, infine, lo Zeno di Italo Svevo.
NEBBIA
Miguel de Unamuno
Fazi, 270 pp., 17,50 euro