Cade la terra
Giunti, 224 pp., 14 euro
C’è una vena melanconica che accompagna l’opera di Carmen Pellegrino, giovane saggista – ma sarebbe più opportuno e di certo più gradito all’autrice definirla “abbandonologa” – che ha scelto di dedicare la propria esperienza letteraria a una sorta di glorificazione della morte. Ne è affascinata, lo si comprende fin dalle prime pagine di un libro che già dalla copertina pare emanare zaffate d’incenso e spingere il lettore a intonare un canto da requiem. La stessa Pellegrino, alla voce “tempo libero” del proprio curriculum vitae, non si fa troppi problemi a mettere per iscritto che le piace partecipare “a funerali di sconosciuti”. E forse l’Estella che fa da personaggio principale a “Cade la terra” (protagonista indiscussa è la casa signorile del paese piagato dalle continue frane e destinato ineluttabilmente a scomparire, affogando nel fango) è proprio lei, che da anni ormai fa da custode solitaria ai tanti luoghi morti “e rimorti” che popolano un’Italia sconosciuta ai più. Case, stazioni, teatri e luna park abbandonati che sarebbero perfetti per qualche horror contemporaneo (negli Stati Uniti ci hanno già pensato, considerata l’ambientazione del quarto ciclo di “American Horror Story” con la magistrale Jessica Lange). Stavolta tocca ad Alento, immaginario luogo dell’Italia meridionale, tra le montagne e il mare, abbandonato per metà a causa degli smottamenti. Il paese ha come calamita e punto di riferimento il vecchio olmo che domina la piazza, al quale tutti gli abitanti (ricchi e poveri, letterati o analfabeti) paiono legarsi per non sprofondare. La memoria di Alento è affidata a Estella, giunta in paese un giorno di febbraio, con la neve cadente a far da muto accompagnamento, quando aveva diciott’anni. Non se ne sarebbe più andata, rapita dalle vicende umane che hanno impregnato con il loro carico di sofferenze le fragili fondamenta di Alento. C’è l’anarchico disilluso che sta seduto in veranda, la donna ribelle che non vuole sposarsi, il banditore cieco che morirà in modo drammatico e surreale senza aver mai potuto calarsi in testa l’agognato berretto giallo che avrebbe segnalato a tutti i compaesani il suo status. C’è la vecchia Mariuccia, levatrice in attesa del ritorno impossibile del figlio emigrato in Venezuela. Tutto il romanzo corre lungo la sottile linea che separa i vivi e i morti, tanto che il lettore spesso si trova a domandarsi se il personaggio descritto appartenga alla Alento dei vivi o sia già sprofondato nel regno di chi non torna. Una domanda che Estella non si pone, perché il suo unico scopo è cambiare i destini di quelle esistenze desolate.
CADE LA TERRA
Carmen Pellegrino
Giunti, 224 pp., 14 euro