Sette donne

Redazione
Angiolo Bandinelli
Emiliano degli Orfini, 136 pp., 10 euro

Saremmo mai noi stati capaci di questa virtù: dell’attendere, del sapere che nell’attesa è il nostro destino, che di là non c’è proprio niente, che non vi sarà niente dietro il quotidiano del vivere, con i suoi problemi: cosicché la stagione più bella della nostra vita dovesse essere solo quella racchiusa nei pochi anni dall’adolescenza alla maturità, anni fatti di poche ore sfogliate e perse, di trasalimenti, di vampate insoddisfatte”. Con una lente che riconduce idealmente, quando non anagraficamente, a quell’età, e che resta perennemente ondivaga su quella linea d’ombra, Angiolo Bandinelli guarda le sue donne, le donne di questa silloge di racconti. Anche l’attrice, non più giovanissima, “sempre in bilico tra passato e presente”, anche la figlia, ormai adulta, che attende ancora dal padre un parere, una rassicurazione sull’uomo che ha sposato, anche la trentatreenne, “calice traboccante di esperienza”. E’ uno sguardo ellittico in cui le identità a volte si sovrappongono e si confondono nel nome di un femminile tanto più saggio quanto più misterioso, almeno agli occhi del maschio, che può dire lui stesso, quando conduce il racconto in prima persona: “Come è imperdonabilmente stronzo, l’uomo”. Sono sguardi, incontri reali o per lo più vagheggiati, mediati sempre da una distanza: nel tempo, e assumono allora la forma del ricordo, o nella prospettiva, e si mascherano in un io femminile, in una pagina di diario. Distanza e mascheramento: è quanto troviamo anche nella donna-bambina del primo racconto, “Una madre austera”. La ragazzina fu presto una meravigliosa figuretta, capace di avvolgere il suo corpo di questa impalpabile e finissima distanza, e di farla percepire anche agli altri, che non conoscendola ne restarono presi e avidamente incuriositi”. Tutt’altra adolescenza – aggiunge l’autore – quella maschile, che s’impantana col sesso, cercato andando “a casaccio… con la cameriera o l’amica di mamma”, e non conosce la seduzione, la complicità con la donna, nemmeno quando l’adolescente si è fatto adulto. E’, almeno, quello che gli rimprovera “L’amica di un mio amico” – titolo di un altro racconto – l’ospite occasionale, la donna del breve incontro notturno che sembra procedere verso una sua scontata conclusione: “E’ stato irresistibile. Se non l’avessi afferrata, avrei trasgredito una regola fissa, anche se non scritta, di questi incontri”. Ma qui interviene la donna a dirottare il partner improvvisato dai sentieri dell’ovvio. Dai quali peraltro si mantiene lontana anche la scrittura di Bandinelli, sempre tersa, modellata su un ritmo esercitato nelle prove poetiche e, quando serve, schietta e a proprio agio anche nel parlato.

 

SETTE DONNE
Angiolo Bandinelli
Emiliano degli Orfini, 136 pp., 10 euro

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