Album italiano
La Vita Felice, 282 pp., euro 16,50
Per quasi due secoli, dalla fine del XVII alla prima metà del XIX, per i ricchi giovani dell’aristocrazia europea, gentiluomini e intellettuali, il Grand Tour era di rigore: un viaggio di formazione che poteva durare mesi o anche anni, e che aveva come meta d’obbligo l’Italia. Un po’ per abbeverarsi alle fonti della cultura classica, un po’ per darsi all’esotismo. Non è un caso che la moda sia tramontata quando con il Risorgimento l’Italia fu avviata verso il lento e faticoso processo di modernizzazione ed europeizzazione, che portò la penisola a essere meta del turismo di massa. Proprio questo passaggio è messo a fuoco da Fanny Lewald nel suo “Album italiano” del 1847. Lucidissima e acuta, osserva già allora che “in generale, si potrebbe dividere la schiera dei viaggiatori in due classi, molto diverse tra loro: quelli che viaggiano per vedere il più possibile e quelli che viaggiano per godere”. Nata nella Königsberg di Immanuel Kant nel 1811 in una famiglia ebraica, suo padre consentì a lei e ai suoi fratelli di convertirsi al protestantesimo. Fanny lo farà nel 1829, è la svolta. Se ne pentirà ed è da quel momento che nascerà in lei una tragica insofferenza per tutto ciò che ha a che fare con la religione. Un’avversione che sfocerà nel radicalismo, fino a farla diventare la pioniera del movimento femminista in quella che sarebbe diventata, qualche decennio dopo, la Germania. Scrittrice di talento, cronista dei moti del 1848, padrona di casa di un salotto letterario che le avrebbe conferito il soprannome di “George Sand tedesca”, Fanny Lewald aveva compiuto il suo Grand Tour in Italia tra il 1845 e 1846, tredici mesi in tutto. Dal passo del Sempione a Milano, e poi Genova e Firenze e Roma, Napoli e Palermo. Quindi la risalita, Bologna e Venezia. Fondamentale sono i momenti vissuti nella città eterna, dove diventa il punto di riferimento di tutti gli artisti tedeschi di passaggio. E’ a Roma che conoscerà Adolf Stahr, celebre filologo e scrittore. Sposato con figli, si legherà a Fanny in un legame scandaloso per i canoni dell’epoca. Dieci anni più tardi i due, innamoratisi nell’atmosfera anticonvenzionale dell’Italia d’allora, si sarebbero sposati. Il “Paese della bellezza e della primavera” avrà un ruolo centrale nella sua maturazione, anche perché è a sua volta in piena effervescenza politica. A differenza di tanti altri visitatori che nei due secoli prima di lei avevano lodato le bellezze italiane ma parlato dei suoi abitanti come di un “popolo di morti” – o peggio ancora descritto “un paradiso abitato da diavoli” – lei è affascinata dal confronto interculturale con la ricchezza di comportamenti e abitudini.
ALBUM ITALIANO
Fanny Lewald
La Vita Felice, 282 pp., euro 16,50