La Chiesa in Iraq

Redazione
Fernando Filoni
Libreria Editrice Vaticana, 256 pp., 16 euro

Conoscere la storia delle cristianità del vicino oriente e in particolare della Mesopotamia – oggi Iraq – non è un’oziosa stravaganza culturale, ma un approccio che fa comprendere le ragioni e le vicende drammatiche di quella regione e apprezzare la vita, la cultura, la testimonianza di fede e i motivi di attaccamento dei cristiani alla propria terra, ma anche l’odio dei loro nemici”. E’ l’introduzione che Fernando Filoni, cardinale e diplomatico di carriera, prefetto della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli (la vecchia Propaganda fide), mette nero su bianco nel suo libro sulla storia della chiesa irachena. Una chiesa martoriata, piegata dall’incedere senza sosta delle milizie jihadiste califfali. Filoni osserva che senza la presenza cristiana in Iraq “questa regione non sarebbe la stessa”. Il volume è segnato dall’impronta diplomatica del suo autore, a cominciare dalle pagine di “inquadramento geopolitico”. Si ripercorrono le vicende delle antiche comunità cristiane; una storia di dominazioni e di scismi, di piccole missioni latine impiantate a fatica in quelle terre. Il ricco apparato bibliografico testimonia il profondo di lavoro di ricerca che sottende il lavoro. Ma è sulle pagine relative alle vicende del secolo Ventesimo che l’occhio del lettore cadrà ineluttabilmente. Non c’è alcuno spazio per la retorica, per la superficialità di giudizio. Filoni traccia uno scenario che si sviluppa su due dati di fatto: la “grande crisi demografica dei cristiani” e la “nuova attenzione della Sede apostolica per i cattolici orientali”. L’Iraq nato dopo le spartizioni delle guerre mondiali è fin dal principio una realtà instabile, e la sua Chiesa si trovò a gestire un ruolo complesso, di delicato equilibrismo tra fazioni, credo religiosi diversi, gruppi di potere variegati. Si arriva alle guerre del Golfo degli anni Ottanta e Novanta, fino alla caduta di Saddam Hussein. Non c’è voce migliore di quella di Fernando Filoni, che da nunzio a Baghdad fu l’unico rappresentante internazionale a non abbandonare il Paese neppure sotto i bombardamenti occidentali, per ripercorrere quei momenti con la precisione e la necessaria freddezza richiesta all’uomo diplomatico. Quanto alla situazione odierna e alle prospettive future, il giudizio dell’autore è netto: “Un Iraq moderno, carico di storia, di possibilità e di responsabilità, anche a motivo delle sue enormi risorse petrolifere, andrebbe difeso, aiutato e più che mai sostenuto. Ma tocca anzitutto alle sue tre grandi forze, sciiti, sunniti e curdi, volerlo e permettere che il musulmano, il cristiano, lo yazida, il mando e tutte le altre minoranze del paese vi contribuiscano e tornino a vivere in pace”.

 

LA CHIESA IN IRAQ
Fernando Filoni
Libreria Editrice Vaticana, 256 pp., 16 euro

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