Andare per i luoghi della Grande Guerra
Il Mulino, 150 pp., 12 euro
Ha ragione Marco Mondini quando scrive che raramente una guerra ha lasciato segni visibili sul paesaggio come il Primo conflitto mondiale. Basta farsi una passeggiata sul Carso che da Gorizia scende verso Trieste o sugli altipiani del Grappa. O magari sul Col di Lana, scavato dagli italiani con piccone e martello in condizioni tremende per non far scoprire il piano, ideato da Gelasio Caetani, agli austriaci (che ovviamente erano ben a conoscenza del progetto e tentarono in ogni modo di far crollare la galleria sulla testa dei nemici). E’ cambiato anche il modo di fare “pellegrinaggio” sui luoghi della memoria. Già dal 1918, poco dopo il bollettino della vittoria proclamato dal generale Armando Diaz, veterani e famigliari dei caduti iniziarono a recarsi sui territori segnati dal conflitto. Ma si trattava di un rituale limitato a ben pochi siti, quelli “sacri per eccellenza”, come ad esempio il Grappa, il Sabotino, il Monte Nero e il Montello. E’ recente la scoperta di quel che c’è oltre quei luoghi, tra le retrovie e nelle città, dove spesso sorgevano in poco tempo grandi ospedali, industrie militarizzate o centri della mobilitazione civile. E anche campi di prigionia. Mondini non vuole mettere in pagina una guida turistica – ne esistono già tante e non tutte sono da buttare, precisa. Piuttosto, ciò che offre è un itinerario ideale che sceglie spesso siti anonimi, che magari l’inconsapevole escursionista si trova davanti di colpo, tra una radura e l’altra, in alta montagna. Il volume si presenta originale anche perché non è il solito saggio sulla Prima guerra mondiale, uno dei tanti che hanno invaso gli scaffali delle librerie in occasione del centenario. Il proposito – realizzato – è quello di narrare quel che accadde nei quattro anni e mezzo di conflitto partendo dalle tracce visibili “nei paesaggi, nella memoria e nei racconti”. Anche il lettore meno avvezzo ai particolari di battaglie e sottigliezze politiche potrà così studiare la guerra che cambiò l’Italia, sorprendendosi di quanto il mitragliare tra le trincee, la “guerra più alta del mondo tra l’Adamello e l’Ortles”, abbia segnato indelebilmente intere regioni della penisola. Particolarmente interessante risultano le pagine su Padova, il più grande centro urbano a ridosso del fronte, che Piero Bertoli definì in modo sprezzante “l’opulenta capitale di imboscati azzimati, donne facili e borghesi ben pasciuti”, “novella Babilonia che se ne infischia dell’eroismo, delle privazioni e della morte dei combattenti di prima linea”.
ANDARE PER I LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA
Marco Mondini
Il Mulino, 150 pp., 12 euro