
Quello che non ti ho mai detto
Bollati Boringhieri, 272 pp., 17,50 euro
A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Se un corpo “A” agisce con una forza su un corpo “B”, anche “B” esercita una forza sul corpo “A”: le due forze hanno stessa intensità, stessa direzione e versi opposti. E’ il terzo principio della dinamica di Newton, il principio di azione e reazione. Anche nei rapporti tra le persone succede, più o meno, la stessa cosa. E’ la fisica dei sentimenti: c’è chi sale e chi scende, chi ci guadagna e chi ci perde, chi torna e chi va via. “Lydia è morta. Ma questo ancora non lo sa nessuno. 3 maggio 1977, sei e mezza del mattino, nessuno sa nulla se non una semplice cosa: Lydia è in ritardo per la colazione”. Comincia come un giallo il sorprendente romanzo d’esordio dell’americana Celeste Ng, che ha superato Stephen King nella classifica di gradimento di Amazon ed è stato eletto libro dell’anno dalla New York Times Review of Book e dall’Huffington Post. Lydia aveva sedici anni quando venne ritrovata, annegata, nel lago vicino casa. E’ lei, l’azione, il corpo “A” di tutto il romanzo. Ciò che accade nella sua famiglia, il corpo “B”, è la reazione alla sua scomparsa. Con chi era quella notte? Chi l’ha uccisa? E’ stato un incidente? Celeste Ng nasconde un’altra domanda: chi era veramente Lydia? Perché “Quello che non ti ho mai detto”, è un romanzo sull’identità. Ciascuno è alla ricerca della propria, in bilico tra quello che vorrebbe per sé e quello che gli altri si immaginano o vorrebbero. Per comprendere cosa è accaduto a Lydia bisogna tornare indietro, dove tutto comincia. E la storia di ognuno inizia sempre da una madre e da un padre. Per Lydia inizia da Marylin e James, i suoi genitori, “perché la madre, più di ogni altra cosa, voleva distinguersi; perché il padre, più di ogni altra cosa, voleva integrarsi. Perché entrambe le cose sono state impossibili”. Marylin, americana e biondissima, da ragazza sognava di diventare un medico, salvare vite, alleviare i dolori ed arrestare emorragie, con il camice bianco e uno stetoscopio intorno al collo. Quando vince una borsa di studio per il Radcliff, sua madre – che insegna a cucire orli perfetti e a rimuovere le macchie di barbabietola – le sussurrerà: “Vedrai che conoscerai tanti magnifici uomini di Harvard”. E quel pensiero, ma soprattutto l’idea che potesse avere ragione, le avrebbe dato fastidio per il resto della vita. “Eppure, alla fine, successe quello che la madre aveva previsto: conobbe un uomo”. E’ James Lee un dottorando di Storia, americano ma di origine cinese. Qualcosa dentro di lei le dirà: “Lui capisce. Cosa si prova ad essere diversi”. E lui, tra le sue braccia, si sentirà finalmente “come se l’America intera lo stesse accogliendo”. Così al posto della facoltà di Medicina, Marylin troverà un matrimonio. E’ il 1958, Richard e Mildred Loving si sono sposati solo pochi giorni prima e in Virginia, come in altri quindici stati dell’America, è in vigore il “miscegenation laws”, che vieta i matrimoni tra uomini e donne di etnie diverse (solo nel 1967 nella causa Loving vs Virginia, la Corte suprema dichiarò incostituzionale il Virginia Racial Integrity Act del 1924). E anche se Marylin e James abitano a centinaia di chilometri dalla Virginia, in una cittadina dell’Ohio dove il loro matrimonio non è un reato, saranno sempre guardati con sospettosa diffidenza. Non vogliono che accada lo stesso ai loro figli, né a Lydia, che assomiglia alla madre e che, come lei, vuole fare il medico, né a Nath e alla piccola Hannah, i suoi fratelli. E’ “difficile ereditare i sogni dei genitori”, lo sanno tutti i personaggi di questo romanzo, ma non ne parlano e Celeste Ng è brava nel ritrovare, tra le pagine bianche dei diari di un’adolescente che è scomparsa, tutto quello che non si sono mai detti.
QUELLO CHE NON TI HO MAI DETTO
Celeste Ng
Bollati Boringhieri, 272 pp., 17,50 euro