Pier Giorgio Frassati

Redazione
Primo Soldi
Elledici, 214 pp., 9,90 euro

    Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità non è vivere, ma vivacchiare”. Così, pochi mesi prima di morire, il ventiquattrenne Pier Giorgio Frassati scriveva a un amico. Nato nel 1901 a Torino in una famiglia aristocratica (il padre Alfredo, politico liberale e senatore, fondò e diresse il quotidiano La Stampa e fu ambasciatore d’Italia a Berlino) è uno dei santi a cui più sono legati molti dei giovani che in questi giorni sono a Cracovia per la Giornata mondiale della gioventù. Il motivo si capisce bene leggendo il libro di Primo Soldi, sacerdote piemontese che a Frassati ha dedicato anni di studi e diverse pubblicazioni: laico, irruento, sportivo, generoso, primo a scherzare tra gli amici, dimostra alla perfezione che la santità non è roba per gente triste o disimpegnata, che si chiude in camera propria per pregare e si perde il meglio della vita. La vita di Pier Giorgio Frassati smonta i luoghi comuni sui cattolici non perché non li rispetti, ma perché li ha trasformati rendendoli quotidiani, da fare invidia (che poi è il vero motore che manda avanti il cristinesimo nella storia e nel mondo, quel “anche io voglio vivere così” che viene naturale quando si vede un altro godere della vita in un certo modo). Impegnato pubblicamente a vivere la fede (diverse le liti e le scazzottate con fascisti e comunisti, ai tempi dell’università), Frassati per anni aiutò i poveri di Torino – e anche quelli di Berlino, ai tempi in cui suo padre era diplomatico in Germania – in silenzio, senza che nessuno lo sapesse: usciva di casa di nascosto, la sera tardi, per andare in qualche soffitta a portare soldi, cibo o un po’ di compagnia. In una di queste visite si ammalò di poliomelite fulminante, e morì nel giro di pochi giorni. La quantità di bene fatta in vita si palesò a tutti il giorno dei funerali, quando una moltitudine di persone, tra cui molti poveri, partecipò alle esequie, facendo ricordare a molti l’addio della città a san Giovanni Bosco. “Io non conosco mio figlio”, disse il padre Alfredo vedendo tutte quelle persone sconosciute lì per suo figlio. In questi giorni le sue reliquie sono a Cracovia, venerate da chi partecipa alla Gmg. Novantuno anni dopo la sua morte, Frassati ispira ancora molti nel mondo, affascinati dal suo invito a “vivere, non vivacchiare”. Giovanni Paolo II, che lo ha proclamato beato nel 1990, lo definì “l’uomo delle otto beatitudini”. Conoscerne la storia aiuta a capire che il cristianesimo investe ogni aspetto della vita, rendendola più interessante.

     

    PIER GIORGIO FRASSATI
    Primo Soldi
    Elledici, 214 pp., 9,90 euro