Editoriali
Il settimanale Paris Match passa a Lvmh di Bernard Arnault
L'editoria va di moda. Dopo il cinema, la carta: cosa ci dice l’investimento sullo storico settimanale francese del gruppo editoriale Les Echos-le Parisien
Adesso che “Paris Match”, lo storico settimanale “people” o “pipol” come scrivono i francesi, è entrato ufficialmente a far parte del gruppo editoriale Les Echos-le Parisien di Bernard Arnault accanto al quotidiano economico “Les Echos”, al settimanale finanziario “Challenges”, al popolare “Le Parisien” (“Le Parisien liberé” fino al 1986), oltre a Radio Classique e al magazine “Connaissance des Arts”, che rispondono entrambi alle passioni più dell’uomo più ricco del mondo, è evidente che negli anni dei social e della notizia bruciata in un secondo, la stampa vecchio stile abbia ancora molto da dire. Anche se piegato da anni di lotte sindacali e di scontri con la proprietà Bolloré, “Paris Match” con le sue 440mila copie settimanali e una storia lunga settantacinque anni, rappresenta lo stemma editoriale, le fleuron, che ad Arnault mancava, e per il quale ha corteggiato il gruppo Lagardère a lungo, prima di iniziare a mettervi piede lo scorso febbraio.
Centoventi milioni di euro, il prezzo della transazione per una testata che il patron di Lvmh ha subito e dichiaratamente accorpato alle sue “maison” del lusso, nel chiaro obiettivo di trasformarla nella piattaforma celebrativa degli attori che vestono le linee Lvmh, dei personaggi della politica che supportano Lvmh e delle grandi sfilate che li riuniscono entrambi attorno a una passerella per sei-otto volte all’anno. Per fare questo, non bastavano gli investimenti di Arnault nel business cinematografico con la sua 22 Avenue Montaigne, che avrà comunque bisogno di uno strumento di rilancio delle sue produzioni, ed evidentemente non bastano i social. Non è per niente una cattiva notizia, al di là delle solite polemiche sull’indipendenza della stampa, che sono subito scoppiate in Francia e che agitare per il pur favoloso “Paris Match” fa un po’ sorridere. E se mai aveste qualche dubbio su come funzioni ab origine il sistema, andate a leggervi “Le illusioni perdute” di Balzac che, peraltro, era un ottimo commentatore di presentazioni di moda e di vetrine di gioielleria.
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