Tiziano Ferro (foto LaPresse)

La musica la fa il mercato

Redazione

Il re dei dischi di platino Ferro contro lo streaming. Siamo sicuri sia giusto?

Nel 2016 “Il mestiere della vita”, ultimo album di Tiziano Ferro, è stato il secondo più venduto dell’anno. Stando alle statistiche più o meno ufficiali, da quando ha iniziato la sua carriera nel 1998, il cantante di Latina ha venduto nel mondo 15 milioni di copie dei suoi dischi (che attualmente sono sei registrati in studio e una raccolta). Ieri Ferro ha spiegato, in un’intervista a Repubblica, come lo streaming non solo ha cambiato il nostro modo di essere consumatori, ma addirittura starebbe “uccidendo” la musica stessa. Siamo nel 2017, la maggior parte di chi ascolta musica lo fa senza aver mai comprato un cd o un vinile. Gli basta scaricare le canzoni sul proprio smartphone, far partire lo shuffle e passare oltre non appena subentra il primo accenno di noia. “Lo streaming – dice Ferro – sta distraendo le persone da un ascolto reale delle canzoni, una cosa ormai vale l’altra”. Forse ha ragione. Ma il mercato oggi è questo. Può non piacere, si possono rimpiangere i bei tempi andati, cedere al luogocomunismo del “si stava meglio quando si stava peggio”. Oppure, se preferite, ci si può fare una semplice domanda: perché la musica è ormai diventata la colonna sonora delle nostre giornate? Un sottofondo da ascoltare distrattamente? La musica leggera, così come per molti altri settori, la fa il mercato (e il mercato ha sempre premiato Ferro). Non abbiamo forse smesso di lamentarci per l’apocalisse degli ebook, poi mai avvenuta? Per la cronaca, Ferro ha rilasciato la sua intervista presentando la riedizione de “Il mestiere della vita”, “una selezione di brani reinterpretati in versione urban & acoustic e 4 bonus track”. L’album è già disponibile su Spotify.

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