Addio Dolores O'Riordan, il “folletto” dei Cranberries
La cantante irlandese aveva 46 anni. Ignote le cause della morte. Nel 1994 aveva conquistato tutti con la sua voce sulle note di Zombie
La scorsa estate, improvvisamente, avevano annullato tutte le date del loro tour europeo. Avrebbero dovuto suonare anche in Italia, a Roma, Firenze, Cattolica e Piazzola sul Brenta. Ma i problemi di salute di Dolores O’Riordan avevano costretto i Cranberries a dare forfait. Nel comunicato ufficiale si parlava di “problemi alla schiena” e di medici che avevano consigliato alla cantante di non andare in tour per non compromettere il pieno recupero. La conclusione era, come spesso accade in queste occasioni, un arrivederci: “Siamo stati veramente felici di rimetterci sulla strada e tornare a condividere la nostra musica. Non vediamo l'ora di rivedervi tutti il più presto possibile”.
Purtroppo quell'arrivederci era praticamente un addio. Dolores O'Riordan è morta oggi all'età di 46 anni. Non si conoscono le cause del decesso. Anche in questo caso, a parlare, è una nota ufficiale: “La cantante della band irlandese The Cranberries era a Londra per una breve sessione di registrazione. Non sono disponibili al momento ulteriori dettagli. I familiari sono distrutti dall'aver appreso la notizia e hanno chiesto di rispettare la loro privacy in questo momento molto difficile”.
E pensare che nelle ultime settimane la cantante irlandese sembrava aver ripreso pienamente la sua attività. Prima un post su Facebook il 20 dicembre in cui raccontava di aver suonato, dopo mesi, al party di Billboard a New York e augurava buon Natale a tutti. Poi, un tweet il 26 dicembre. Lei con occhiali scuri, berretto arancione, maglia nera, e la scritta “diretti a Toronto per vedere i miei bambini” (tre figli avuti tour manager dei Duran Duran, Don Burton ndr).
Heading to YYZ to see my babies happy new year everyone! pic.twitter.com/zRJueGRX1s
— Dolores O'Riordan (@DolORiordan) 26 dicembre 2017
Nel frattempo era uscito “Angela’s Christmas”, un cortometraggio ambientato a Limerick, città natale di Dolores del quale la cantante aveva realizzato la sigla.
La voce era sempre la stessa. Quella che a metà degli anni '90 aveva regalato alla band un successo mondiale (16 milioni di dischi venduti dell'album No need to argue) grazie alla potenza, anche vocale, di Zombie.
Quel singolo e quell'album sembravano l'inizio di una carriera straordinaria. E per un po' lo erano stati. Un po' di dischi di successo, premi, ma anche tensioni e lunghe pause sempre legate alle precarie condizioni di salute della cantante. Che nonostante una voce incredibile, fisicamente appariva piccola, fragile, una bambola di porcellana da preservare in una teca. Non certo da offrire in pasto al pubblico dei grandi raduni rock. Eppure, nonostante questa apparente contraddizione, Dolores era riuscita a trasmettere, attraverso le sue canzoni e le sue performance, lo spirito profondo del rock. Quando imbracciava la chitarra e si posizionava davanti al microfono non c'era alcunché di fragile in lei.
Purtroppo, però, quell'inizio promettente era presto naufragato tra progetti solisti, separazioni e tentativi (falliti) di far rivivere i Cranberries, persino un'apparizione televisiva come giudice della versione irlandese di The Voice. Quello del 2017, anticipato dall'uscita di un album di vecchi successi rielaborati in versione orchestrale, doveva essere il tour del grande ritorno. Un modo per riallacciare i legami con un pubblico che, lentamente, li aveva abbandonati. Non è stato così. Dolores è morta. E di lei, oltre ad una serie di successi, resta una foto scattata lo scorso 4 gennaio. In piedi, un gatto in braccio, la felpa con il cappuccio calato in testa e uno sguardo smarrito. Come di una persona che si trova in un posto che non sa più riconoscere. Come di una persona pronta a partire per andare altrove, scappare. Forse pronta a tornare in una di quelle favole irlandesi con gnomi e fate a cui, questa piccola donna, in fondo è sempre appartenuta.