Editoriali
Il concerto di Capodanno? Basta non farlo
Il buon esempio di Milano: il Comune risparmia un milione e lo usa altrove
In attesa di sapere a che nome nell’elenco degli invitati al concerto di Capodanno al Circo Massimo si fermerà la frana degli ospiti in fuga – per ora sono Mara Sattei e Mahmood, ma c’è anche lo shitstorm contro contro chi ha solidarizzato con Tony Effe, tra le più colpite Emma – vale la pena aggiungere un piccolo elemento di riflessione sull’operato del sindaco Gualtieri che finora nessuno ha preso in considerazione.
La riflessione non riguarda la scelta della Giunta capitolina di depennare il rapper Tony Effe, a causa di testi ritenuti sessisti e violenti da alcun* critic*, decisione non particolarmente intelligente, in linea generale, possiamo dire.
Il punto di domanda riguarda altro. Cambio di scenario. A Milano il concerto di Capodanno in piazza Duomo non ci sarà, come non c’è stato negli anni scorsi. E alle consuete petulanti domande dei cronisti, qualche giorno fa il sindaco Beppe Sala ha risposto in modo chiaro e secco: “Non lo approverò mai, preferisco spendere altrove il milione di euro che servirebbe”. Ha spiegato: “E’ una mia scelta consapevole. Se il concerto lo fai bene al Comune di Milano costa un milione. Abbiamo tagli da tutte le parti, abbiamo tutta la cultura che piange. I soldi del concerto li metto altrove”. Va detto che a Milano l’ultimo concertone ci fu nel 2020, per due anni a fermare il rito fu il Covid, ma alla ripresa nel 2022 ci furono pure deprecabili episodi di aggressioni sessuali di gruppo in piazza del Duomo. Spendere soldi pubblici per questo risultato? A Milano Sala ha le idee chiare. A Roma, che non ha una situazione di bilancio particolarmente più florida, il problema non se lo pongono. Eppure la kermesse negli scorsi anni è costata tra i 600 mila euro e il milione. E ora, con i chiari di luna degli ospiti da rimpiazzare in fretta e furia, il conto potrebbe essere più salato. Vale la pena? Davvero?