Sposetti eroe del lessico antifango
E uno da anni legge pagine di intercettazioni su cricche e non cricche, mafie e non mafie, favori e non favori, veri o presunti. E ascolta decine di talk show. E vede il confine tra realtà e possibilità, crimine e non crimine diventare sempre più labile. Poi arriva lui, Ugo Sposetti, ex tesoriere Ds-Pd con trascorso Pci, uomo d’apparato e di spirito il cui nome è finito per interposta persona in un’intercettazione (“…Giulio Burchi avrebbe repertito incarichi in favore di persone indicategli da Sposetti”).
Arriva lui, Sposetti, e per un attimo si respira, nell’overdose di “tutti ladri, tutti marci” che circonda le inchieste anche in assenza di reati: ecco, su Repubblica di ieri, Sposetti che, di fronte alla domanda “ma è giusto che un parlamentare ‘in più occasioni’ faccia delle segnalazioni?”, demistifica tutto il pathos del cosiddetto “circo mediatico” o “macchina del fango” che dir si voglia. Scusi, Sposetti, insiste l’intervistatore Concetto Vecchio, “come spiega l’intercettazione?”. E Sposetti, serafico: “Mettiamo che io abbia segnalato un giovane ingegnere che cerca lavoro”. “Mettiamo?”. Ma sì, dice Sposetti, “l’ho fatto, ma con persone assolutamente bisognose. Cittadini senza reddito. Disoccupati. Ho solo provato a dare una mano…Un po’ come fa la Caritas”. E aggiunge: “Quale sarebbe il disdoro morale di una simile condotta” che “purtroppo” neppure in tutti i casi “è stata utile”, tanto che “molti sono ancora a spasso”? “Ma lei non è preoccupato?”, si stupisce l’interlocutore. “Dovrei? Per aver segnalato un giovane in cerca di occupazione?”, dice Sposetti. E la liberazione psicologico-lessicale si compie.