Tsipras è controparte di se stesso
All’indomani della vittoria di Syriza sui quotidiani e think tank americani e inglesi era tutto un fiorire di commenti e proposte incoraggianti per Alexis Tsipras. Sul Financial Times Martin Wolf e Wolfgang Münchau avvertivano del rischio soprattutto politico – lo scivolamento verso Mosca e Pechino – derivante da una sconsigliabile uscita della Grecia dall’euro (e magari pure dalla Nato, d’altronde era un punto del manifesto elettorale di Tsipras). La “moral suasion” dall’establishment economico anglosassone a favore dei negoziatori scamiciati di Atene era in un certo senso funzionale affinché ambissero con convinzione a una soluzione possibilmente correttiva dell’architettura e dei “tic” di un’Eurozona a trazione tedesca. Da allora le trattative tra Atene e la ex Troika, ora Brussels Group, sono andate a singhiozzo. Ieri l’ennesimo nulla di fatto sulla famosa lista di riforme che Atene deve sottoporre ai creditori – per ora un canovaccio di vaghe idee – in cambio di nuovi prestiti la dice lunga su chi sia il vero dominus del negoziato. Preso atto che la Germania ha neutralizzato le ambizioni rivoluzionarie di Atene, sarà solo Tsipras a determinare il destino greco. Chi simpatizzava per lui senza preclusioni ideologiche ora deve constatare che il premier ha finora sbagliato.
Sopravvalutare le trattative esclusive con Berlino e sottostimare i caveat burocratici brussellesi s’è tradotto in una perdita di tempo, dice Simon Nixon del Wall Street Journal: “Dovrà trovare una soluzione e poi riuscire a farla digerire al Parlamento”. Così è Hugo Dixon, editorialista di Reuters, a intravedere l’unica via di fuga in una lacerante manovra politica per la “sinistra radicale” attuale. Ancora prima che Tsipras riesca a dimostrare ai suoi creditori di avere sepolto qualsiasi velleità anti austerity con interventi che incidono nella carne viva (liberalizzazioni, privatizzazioni, contrasto a corruzione ed evasione) dovrà arrivare al confronto, certo doloroso, con l’ala sinistra di Syriza (30-40 rappresentanti in Parlamento). Seguirà un periodo turbolento, da superare facendo qualche concessione all’opposizione, per poi indire nuovamente le elezioni e riuscire così a sostituire la parte di Syriza più intransigente con dei rappresentanti più moderati. Allora l’utopia del primissimo manifesto elettorale sarà un ricordo, e a Bruxelles avranno prova definitiva di fedeltà da Atene.