Renzi smentisce la deriva centrista del Pd
Sinistra riformista contro sinistra masochista: Matteo Renzi sintetizza così il conflitto in campo, non solo nel Pd. Il centrodestra è in crisi, ma niente illusioni: la partita rimane difficile, avverte il premier, anche perché non è escluso che Silvio Berlusconi possa dare compimento al progetto di mettere in piedi un partito repubblicano all'americana.
Nell'attesa, occorre fronteggiare le spinte centrifughe all'interno del partito. L'uscita di Pippo Civati e l'eventuale addio di Stefano Fassina non preoccupano Renzi. E' sinistra masochista quella che "perde un po' ovunque, dalla Liguria a Londra", che "scappa con il pallone quando perde" - vedi il caso Cofferati in Liguria - o quella che attacca il Jobs Act, "una rivoluzione di sinistra". Una sinistra che non fa pesare la sua assenza nel momento in cui decide di lasciare il partito: "Questo partito sta facendo i conti con una grande opportunità e una 'crisi di crescita'. Non è vero che c'è un rischio di smottamento al centro". Per rivendicare una identità di sinistra 'riformista' per il Pd, Renzi mostra di non avere bisogno dei padri nobili del partito: "non è che si è di sinistra solo se c'è D'Alema o Bersani".
No, "gli elettori del Pd non moriranno democristiani", assicura ancora Renzi. Un confronto, quello tra masochisti e riformisti, che Renzi porterà al congresso Pd nel 2017 che precederà le elezioni politiche a febbraio 2018. Il mese buono indicato da fonti renziane è luglio. Intanto c'è da affrontare le regionali con la 'grana' Campania. "Non si può addebitare al Pd il fatto che una lista civica di supporto abbia presentato quei candidati impresentabili", sottolinea, "in Campania la sfida è Caldoro contro De Luca. Caldoro è persona seria e non voglio un clima da guerra civile".
[**Video_box_2**]Sul fronte parlamentare, il governo è atteso a breve alla prova dell'aula di Palazzo Madama con il ddl Boschi, da approvare in terza lettura "entro luglio". C'è spazio per discutere e modificarlo, sottolinea Renzi, tranne che nella parte che riguarda l'eleggibilità dei senatori. Comunque sia, la partita del Senato e' stata ed e' tuttora slegata da quella dell'Italicum che "è efficace a tutti gli effetti". Avanti con il confronto anche sulla riforma della scuola, grazie alla quale "l'Italia sarà una superpotenza della cultura". Ma la priorità rimane il sud, con la banda ultralarga e non solo perché "se riparte il sud riparte tutto il paese". Certo, non aiuta la tegola della Consulta sulle pensioni. Renzi ha "masticato amaro". "Avevo un tesoretto pronto per alcune cose. Me le sono dovute rimangiare". Nonostante questo, dice, "nei prossimi giorni studieremo le carte nel dettaglio. La sentenza non dice che è obbligatorio restituire tutto. Troveremo il modo di mantenerci dentro le regole europee".