Lacrime (napulitane) di un ex pm
E’ arrabbiato, Giggetto o’ sindaco di Napoli (alias Luigi De Magistris, ex pm). E’ arrabbiato soprattutto in quanto sindaco che, mesi fa, è stato condannato in primo grado per abuso d’ufficio (risalente ai tempi dell’inchiesta “Why not”) e che adesso è preoccupato per i possibili effetti di una sentenza della Cassazione secondo la quale, d’ora in poi, sui ricorsi contro l’applicazione della legge Severino si esprimerà il giudice ordinario e non più il Tar. Dice che il “sistema reagisce” contro di lui “col tritolo istituzionale” e ha l’obiettivo mirato di distruggere istituzionalmente, professionalmente, moralmente e dal punto di vista esistenziale chi ha osato contrastare la casta politica”. Potrà o no restare, Giggetto, sulla sua poltrona di sindaco?, questa è la domanda che lo angustia almeno quanto lo angustiava, nel settembre del 2014, l’idea stessa della condanna: la chiamava “la peggiore delle ingiustizie”, motivo per cui si faceva sindaco garantista con se stesso almeno quanto poco garantista era stato con gli altri, e su Facebook si sfogava contro quella che considerava una messa all’indice “per fatti insussistenti”.
Fatti insussistenti, magari, come quelli di cui erano stati accusati alcuni parlamentari i cui tabulati, illecitamente acquisiti ai tempi di “Why not”, erano finiti in prima pagina (vedi caso Mastella, con successiva caduta del governo Prodi, nel 2006). L’inchiesta di Giggetto, rivelatasi poi, come si dice a Roma, una mezza-sòla al pari dell’altra sua inchiesta monstre “Phoney money”, era poi finita con molte archiviazioni, a dispetto del gran fumo sollevato sui presunti “poteri forti” e le presunte logge massoniche rimaste impigliate nelle intercettazioni a strascico. Ma rieccolo, il Giggetto furioso, che rivela al suo pubblico di avere lo stipendio pignorato per via “di una provvisionale esecutiva assolutamente immotivata” che piove su un uomo (lui) a cui non è stato “perdonato di aver avuto il coraggio, da magistrato, di contrastare il sistema, il cancro tra corruzione, mafia, massonerie deviate che influenzano il nostro paese”. La politica bloccata dalle sentenze non è il massimo (“sentenze che danno incertezze” titola il Corriere della Sera), peccato che De Magistris se ne sia accorto soltanto ora che è coinvolto.