La Rete di Salvini
I pretoriani e gli intellettuali, i diplomatici e gli uomini di relazione, gli esperti di tecnica parlamentare, i navigatori di Palazzo romano. La squadra, o forse meglio sarebbe dire la rete, di Matteo Salvini nella Lega che fu di Umberto Bossi, è più fitta, complessa, ricca e solida di quanto non possa apparire a uno sguardo superficiale. Ed è forse per questo che nel partito di lotta (nazionale) e di governo (regionale) c’è ogni tanto chi sbuffa, chi teme queste geometrie intorno a Salvini, chi dice, insomma, dalle parti di Roberto Maroni (ma anche di Luca Zaia), che Salvini sta costruendo “non un partito nel partito, ma una truppa d’occupazione”. Ed ecco allora chi sono, uno per uno, compito per compito, gli uomini del segreteraio federale della Lega.
E’ necessario cominciare dai così detti pretoriani, quelli del cerchio magico, un gruppo compattissimo di amici attorno al nuovo leader, un tempo frequentatori goliardici di bar e osterie milanesi. Eccoli: Alessandro Morelli, trentacinque anni, cresciuto come Salvini nei giovani padani, è il “portavoce ufficioso”. Voluto da Salvini capogruppo della Lega al comune di Milano, direttore della radio di partito, sempre in movimento attorno all’amico Matteo, Morelli accompagna Salvini ovunque, anche in Russia. E Morelli ha all’incira la stessa funzione – “loro sono la scorta, i gorilla, i talebani, i fedelissimi”, dicono gli avversari – di Eugenio Zoffili (classe 1979), forse da vent’anni il miglior amico di Salvini, quasi un secondo papà per la figlia del capo (che lui talvolta va anche a prendere a scuola). Cresciuto pure lui con Salvini nei giovani padani, al congresso che incoronò l’amico Matteo pare Zoffili fosse intevenuto fisicamente per bloccare alcuni contestatori: ne seguì una sonora zuffa di cui tutti ancora (pesti) si ricordano. Chiude il “cerchio magico salviniano” Alsandro Panza, che di Salvini (assieme a Zoffili) è stato anche assistente a Bruxelles. Anche lui coetaneo, pare sia quello che suggerisce gli slogan (tipo la ruspa, ma sembra che le felpe siano invece “un’intuizione” di Matteo).
Fondamentali sono poi i diplomatici, gli uomini delle relazioni internazionali, russe, francesi e tedesche come Claudio D’Amico, ex parlamentare. Frequentatore della rete televisiva di Stato russa e del network Russia Today, di cui è stato ospite, D’amico ha un’amicizia solida con con il deputato di Russia Unita Aleksej Puskov, numero uno del comitato parlamentare alla Duma per i rapporti con l’estero. Si muove spesso con Lorenzo Fontana, parlamentare europeo, veneto, ex alleato di Flavio Tosi (che ha opportunamente scaricato). Fontana è l’uomo dei rapporti con Pegida (i nazionalisti tedeschi), e soprattuto è l’amico del Bloc Identitaire francese. E’ stato lui a far incontrare, a settembre del 2013, Salvini con Marie Le Pen. Non meno importante, anzi, è Gianluca Savoini, già bossiano e poi maroniano. Savoini organizzò nel 2014 il viaggio di Salvini in Crimea e a Mosca, ed è stato lui a far incontrare Salvini con parlamentari e imprenditori russi. Per dialogare meglio con il Cremlino, ha creato l’associazione “Lombardia Russia”, presidente onorario Alexey Komov, ambasciatore all’Onu che aveva già preso parte al congresso della Lega a dicembre 2013, insieme con il parlamentare di Russia Unita Viktor Zubarev.
E l’economia della nuova Lega? Chi inventa gli slogan?
[**Video_box_2**]Presto detto: Armando Siri e Claudio Borghi. Siri ha inventato la Flat Tax al 15 per cento (una proposta presa – quasi – sul serio persino da Dario di Vico sul Corriere), e ha scritto pure il programma economico della lista “Noi con Salvini”, quasi un partito personale nel partito leghista, una cosa che non è tanto piaciuta agli amici di Maroni. Pare che Siri non abbia un buon rapporto con l’altro ideologo in tema di economia, Borghi. Già candidato (con buon risultato alla presidenza della Toscana), Borghi è l’inventore di tutti gli slogan no euro usati da Salvini in tv e nei comizi, compreso: “Non può essere un tondino di metallo a condizionarci la vita”.
Agli economisti si aggiungono poi gli intellettuali più o meno organici, tra i quali vale la penna citare Giuseppe Valditara, ordinario di diritto romano a Torino, già senatore di Gianfranco Fini, già strenuo avversario della Lega nel 2010. Adesso dicono stia elaborando il “programma di governo” di Salvini premier, cui il prof. Valditara ha messo a disposizione il comitato scientifico della rivista Logos, di cui è direttore. Tra i collaboratori va segnalato Lelio Mantella, anche lui professore universitario con interessante curriculum politico: eletto nel 1994 alla Camera con la Lega fu uno di quelli che passo con Berlusconi, tanto da essere ricandidato (ma con Forza Italia e senza essere rieletto) nel 1996. Col tempo, e con Valditara, Mantella si è poi avvicinato a Fini per arrivare, oggi, a Salvini.
La squadra si chiude con gli indispensabili navigatori di Palazzo romano. Il tessitore di rapporti trasversali, il sempiterno Giancarlo Giorgetti, soprattutto. Ex presidente della Commissione Bilancio della Camera, ex figliocco di Bossi, Giorgetti adesso è l’uomo dei rapporti con Arcore. Salvini disfa, Giorgetti tesse. Continuamente a telefono con Deborah Bergamini, Mariarosaria Rossi e Paolo Romani, è stato Giorgetti a portare Salvini a cena l’altra sera dal Cavaliere. Con lui c’è Massimo Fedriga, capogruppo alla Camera, cane da pastore d’onorevoli pecorelle, ha anche un ruolo televisivo: esprime la linea quando il l’ubiquo Salvini non riesce a occupare proprio tutti gli spazi dell’etere.