Il presidente del Consiglio Matteo Renzi (foto LaPresse)

Passeggiate romane

Chi vuole usare il caso greco per fare la festa a Renzi

Redazione
Nell’Italia sempre intenta a guardare solo ed esclusivamente il proprio ombelico sta prendendo piede, per l’ennesima volta, la speranza di disfarsi dell’attuale presidente del Consiglio

Governo anti burocrati europei. Quando oggi hanno letto le parole del capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, il quale ammetteva che anche lui fa il tifo per Tsipras contro l’Europa dei burocrati e hanno visto le nuove invettive di Matteo Salvini e Beppe Grillo contro l’euro, i renziani non hanno avuto più dubbi. Nell’Italia sempre intenta a guardare solo ed esclusivamente il proprio ombelico stava prendendo piede, per l’ennesima volta, la speranza di disfarsi dell’attuale presidente del Consiglio, con l’aiuto delle disgrazie altrui e, magari, anche di quelle del proprio paese.

 

Da Forza Italia a Sel. Insomma, leggendo tra le dichiarazioni degli esponenti politici di partiti pur diversissimi tra loro sembrava emergere di nuovo quello che scherzando il premier chiama la Santa alleanza che va da Forza Italia a Sel che sarebbe disposta a tutto, a collaborare, persino a metter su un governo insieme, nel nome dell’anti-europeismo, contro la Merkel e i tecnocrati (ma, in realtà, l’obiettivo, tanto per cambiare è Renzi). Basterebbe un incidente parlamentare per provocare una bella crisi. Perché al fatto che invece queste forze vogliano le elezioni sull’onda di sondaggi fatti a caldo sull’emergenza immigrati e sulla crisi greca, a Palazzo Chigi non ci crede nessuno. In questo modo il povero Silvio Berlusconi finirebbe definitivamente al traino del leader leghista regalando i voti dei moderati al Partito democratico e Beppe Grillo rischierebbe di non andare nemmeno al ballottaggio ma di dover cedere quel posto a Matteo Salvini. Insomma troppe incognite.

 

[**Video_box_2**]La preoccupazione del presidente del Consiglio. Non è questo quindi che preoccupa il presidente del Consiglio. Anche perché le elezioni, quelle vere, visto che lui a quelle politiche non ci crede, vi saranno solo a maggio, e saranno le amministrative, che lui punta ad accoppiare con il referendum consultivo. Ad impensierire Matteo Renzi non sono i punti in percentuale in più di Salvini o le urla di Grillo. Per quanto lo concerne possono continuare a inveire per mesi e mesi ancora. No, il suo timore è tutto rivolto alla Grecia. Se quel paese va in default ed esce dall’euro, nonostante le rassicurazioni date privatamente dallo stesso Renzi e pubblicamente dal ministro dell’Economia Padoan, la situazione per il nostro paese sarebbe veramente disastrosa. Il presidente del Consiglio e il titolare del dicastero di via XX settembre non hanno voluto mentire agli italiani. Anche perché sperano sinceramente che qualcosa si possa ancora fare per evitare l’abisso e perché comunque è preciso compito di entrambi, in un momento delicato come questo, evitare che si diffonda il panico in Italia e lavorare per scongiurare il peggio (anche per questo Renzi sarà dalla Merkel domani). Perché il governo sa che se la Grecia esce dall’euro e sprofonda, poi toccherà a noi. La crisi Grecia rimbalzerà sul nostro paese. Gli speculatori si avventeranno “come degli avvoltoi” sull’Italia e quel minimo accenno di ripresa che finalmente si vedeva all’orizzonte e, soprattutto, quel cauto ottimismo che sembrava diffondersi in una parte degli imprenditori verranno vanificati in un nonnulla. Per questo motivo Renzi sta giocando la partita più difficile della sua vita, sapendo che questa volta non dipende tutto da lui. Che tanti, troppi, sono i fattori esterni in campo. E che il vero pericolo non ha il nome di Matteo Salvini. E non ha nemmeno quello di Beppe Grillo.

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