Passeggiate romane
Il governo dell'altro Matteo
Sondaggi. Sono in molti a criticare il sindaco di Roma Ignazio Marino. I suoi detrattori, anche dentro il Partito democratico, sostengono che il sindaco di Roma non è abbastanza attento ai sondaggi sull'operato della giunta capitolina. Dicono che se li guardasse si accorgerebbe che sia lui che il "suo" governo locale sono molto impopolari presso i romani. In realtà Marino i sondaggi li scruta con attenzione. Però non quelli che lo lo riguardano, bensì quelli sulla politica nazionale e, in particolare, quelli che si occupano del Pd. È proprio dopo averne letti un paio che danno il Nuovo centrodestra in fase sempre più calante ed evidenziano come un'eventuale alleanza tra Ncd e Pd non verrebbe premiata dagli elettori (soprattutto da quelli del Partito democratico), che Marino ha deciso la nuova strategia. Il sindaco di Roma ha capito che attaccare Renzi non gli conviene, perché il segretario è più popolare che mai presso il popolo del Pd, e ha quindi spostato l'artiglieria su Angelino Alfano. In questo modo può attaccare il governo attraverso lui. Marino non ha infatti perdonato al presidente del Consiglio il semi-commissariamento subito e si vendicherà cannoneggiando sul ministro dell'Interno, forte anche delle indagini che coinvolgono alcuni esponenti del Nuovo centrodestra nel caso di "Mafia capitale".
Mamma li turchi. Quando si nomina Ignazio Marino è difficile dimenticare che il sindaco di Roma è rimasto al suo posto soprattutto grazie a Matteo Orfini. Il presidente del Partito democratico sta diventando sempre più potente e si sta "espandendo", approfittando della disattenzione di Matteo Renzi su talune vicende. Orfini, dopo aver infilato il fido Esposito all'assessorato ai Trasporti, ora che il suo mandato di commissario del Pd romano sta volgendo al termine, medita di mantenere il controllo sulla Capitale decidendo il nome del nuovo segretario del partito capitolino. Il presidente democratico punta su un giovane: in questo modo per il Renzi rottamatore sarà più difficile dirgli di no. In pole position, in questo senso, l'attuale leader dei giovani democratici Andrea Baldini. Ma Orfini non si sta "allargando" solo nella Capitale: sta mantenendo una presa molto forte anche sulla Rai. E infatti ha messo nel Consiglio d'amministrazione di viale Mazzini la sua ex segretaria Rita Borioni. L'espandersi del suo potere nella tv di stato non preoccupa ovviamente Matteo Renzi, che ha saldamente in mano la situazione, bensì i veltroniani, un tempo decisivi per gli equilibri in Rai e ormai sempre più emarginati.
[**Video_box_2**]Mamma li turchi (2). Nella sua scalata al potere, Matteo Orfini ora ha puntato un altro obiettivo. Ossia la legge di stabilità. Il presidente del Pd, che sa quanta parte della popolazione italiana in generale (e del Pd in particolare) è sensibile ai temi economici e sociali, vuole dire la sua su questo argomento. Di più: intende imporre la sua volontà caratterizzandosi con alcune battaglie di sinistra, sicuro come è che su questo fronte lo seguirà anche la minoranza del Partito democratico. Su questo versante Orfini è pronto a dare del filo da torcere al presidente del Consiglio. Ma non è detto che la manovra gli riesca perché il premier ha già in serbo due o tre "operazioni de sinistra" sulla stabilità congegnate proprio per allisciare il pelo alla base del Partito democratico.