Cosa è cambiato in Rai dopo la linea Dall'Orto?
“Hai capito chi nomina?”. “Quello è finito”. “E i trentenni?”. Cronaca semiseria di un quadro Rai alle prese con l’interpretazione preventiva della linea del nuovo dg
Sono un quadro Rai, lavoro in questa azienda da molto tempo e ogni volta che si insedia una nuova squadra a viale Mazzini succede che, nei primi mesi, si prova a capire anche da un bisbiglio del nuovo direttore generale quello che potrebbe succedere in Rai e quello che il nuovo capo della Rai potrebbe volere da noi. Vi scrivo anonimamente per ovvie ragioni ma chiunque come me passa gran parte della sua vita tra i corridoi della Rai sa che quello che sto raccontando corrisponde tragicamente al vero.
Tutto comincia con un tweet del direttore di questo giornale che una sera annuncia: “Come sarà la nuova Rai di Campo Dall’Orto? Cosa Cambierà? Domani sul Foglio la prima intervista del nuovo direttore generale della Rai”. Ci siamo subito detti: occazzo. Quindi alla fine ha parlato, lui. E poi perché al Foglio? Devo abbonarmi al Foglio adesso? E’ renziano abbastanza abbonarsi al Foglio? E poi perché annunciarlo su twitter? Che significa? Che c’è dietro? Messaggi su messaggi. Telefonate su telefonate. Il tutto per capire una cosa semplice: cosa può volere da noi il signor Campo Dall’Orto? La mattina dopo ai tornelli, gli stessi che avevano i libri di Lucia Annunziata sulla scrivania quando Lucia era presidente e gli stessi che portavano la camicia aperta sino al petto quando c’era Masi direttore generale, erano lì tutti con il Foglio sotto braccio. Gli altri, la maggioranza, preferiscono non dare nell’occhio, aspettare un attimo, leggere dalla rassegna stampa dell’intranet.
Quando arrivo al piano mi avvicina un amico e mi sussurra: “L’ho letta. Ho capito tutto, cambia tutto, sono messo benissimo, ‘mo so’ cazzi”, e se ne va”. Lui dice sempre di aver capito tutto, di avere amicizie ai piani alti, mette in giro voci, fa credere che sia imminente una sua promozione, ma alla fine non è mai vero, manco gli scatti gli danno. Vabbè, leggiamo un attimo. Ma a Raiuno chi ci va? “Arrigo Sacchi”? Cazzo c’entra Sacchi? “Talento e organizzazione?”. Ah, chiaro: organizzazione. Uno che organizza… vediamo… ma certo! E’ quello che c’è ora alle risorse umane! E’ evidente che si riferisca a lui! Hai capito. Lo davano per tagliato fuori e invece eccotelo qui, mi pare ovvio sia lui. Incredibile, quello spunta sempre… però bene, dai, l’altro giorno l’ho anche incontrato in ascensore, dice un mio amico che a metà mattina va sempre al bar a prendere un orzo, più tardi scendo a controllare e magari glielo offro.
“Dei nomi, dei talenti, che pure saranno decisivi, ci occuperemo più avanti”: seee, come no. Ciaone. Te lo dico io “più avanti”: questi sono già tutti morti. D’altronde Campo Dall’Orto è renziano, no? “Ce ne occuperemo più avanti” è come dire #statesereni, addio. “Da broadcast a media company”: ah, vabbè, ‘mo pure lui co’ l’inglese. Ma quadra tutto, è come il jobs act, a questi qui gli piace, fa figo. Giù al bar devo ricordarmi: “Lucio! a coffee, please”. Che due coglioni, però, ‘sta intervista. Ma è sempre così: parlano, parlano, e non dicono mai niente di diretto, bisogna interpretare.
“Vice News oggi, in pochi anni dalla sua fondazione, vale due miliardi e mezzo di dollari. Periscope, di Twitter, a cinque mesi dal suo lancio, ha dieci milioni di utenti registrati in giro per il mondo. Netflix, considerando anche gli utenti non solo americani, ha superato i 65 milioni di abbonati. Buzzfeed ogni mese…”. Ma che sta a dì? Che è Vice? Buzzche? Stasera mi tocca chiamare di nuovo mia cognata e farmi iscrivere a questi cosi… che cazzo di fatica, però, uno può mica star dietro a tutta sta roba. Però, spetta un attimo. Quanti followers ha Vianello? Ammazza, più di 100 mila! Allora vuoi vedere che parla di lui? Gli piacciono quelli moderni, quelli connessi. Mi sporgo alla scrivania di un altro amico e gli dico, sottovoce: “Ma quindi ho capito bene? Vianello si salva?”. E lui, facendo anche un gesto con la mano: “Sicuro”. E tutti che lo davano finito. E pure Leone: 50 mila followers: pure lui si salva. Ma quello si sapeva, quello è messo bene, casca sempre in piedi. E Teodoli? Manco lo trovo su twitter. Quindi è chiaro: Teodoli morto.
“E mi pare ovvio che, in un’azienda che vuole conquistare i trentenni, se le persone sotto i trent’anni sono 200 su 13 mila dipendenti qualcosa debba cambiare con urgenza”. Però così no, eh. Se la mettiamo sull’età, allora barricate. Ma che è, una colpa, averne quasi 48? A parte che nel dimostro almeno cinque di meno. E comunque alla fine ha anche ragione: la ragazzina che c’è giù al secondo piano è proprio in gamba, poi le offro un caffè e le chiedo se c’ha qualche amico giovane di quelli che hanno passato il concorsone come lei da presentarmi. Ma così, niente di che, per fare gruppo, per fare squadra. Anzi: per fare “team”, ora devo ricordarmi di dire così. Poi dice un altro amico mio che sotto i trent’anni ne conosce anche un altro che sta in produzione a Saxa Rubra. Vabbè, a posto, coi ragazzi siamo ben messi: sono come i gorilla albini ma ne conosciamo già due, occhei.
“La Rai non è una televisione commerciale ma è un servizio pubblico e in nome di questo principio prendere qualche rischio con gli ascolti non è un’opzione ma è parte della propria missione, quasi un dovere morale”: ah, questa è nuova. Ora bisogna fottersene degli ascolti? Ma questo è matto. Ma figurati se bisogna fottersene. No, ma aspetta: lo dice per salvare qualcuno, sicuro. Di nuovo Vianello, che ha sbagliato quei programmi: lo dice per salvare il culo a lui. E a quella là del pomeriggio, quella che c’ha la rubrica che però va sempre male, come si chiama? Però, dai, che esagerato.
“E se la nuova convenzione dovesse avere al centro la necessità per la Rai di essere la fonte primaria dell’alfabetizzazione digitale e culturale del nostro paese il fine ultimo sarebbe questo e non più il solo dato degli ascolti del giorno precedente”. No, vedi, insiste, fa la supercazzola ma quello vuol dire: vuole salvare qualcuno che va male. Son furbi questi del Pd: fumo in faccia, “alfabetizzazione digitale”, un po’ di fregnacce in inglese ma poi sempre quello fanno: salvare il culo ai loro.
“Da qui a fine anno il Prime Time è tutto programmato e da qui alla prossima primavera anche il Day Time è già incardinato. Diciamo che tra marzo e maggio ci sarà lo spazio per cominciare a disegnare una Rai più simile a quella che immagino”: intanto dire “da qui a fine anno” vuol dire che qualcuno lo ammazza a Natale, sicuro. C’era la fiction, là, quella con coso, che doveva partire a gennaio, o forse avevano detto a febbraio: eh, quella già se la scordano. Certo, il pomeriggio e la mattina è più difficile cambiare, quelli son salvi, quelli ce la fanno.
“Detto questo laddove sarà possibile inizieremo a sperimentare fin da subito. Il primo esempio è il compleanno di Andrea Camilleri, figura importantissima per la cultura italiana e ancor di più per la Rai”: ah, ecco cos’era quella pila di piccoli Sellerio blu che *** ha messo sulla scrivania, mi sembrava strano. E comunque pure Zingaretti, se dice così, e quell’altro che fa Montabano giovane, almeno altre tre stagioni se le fanno. Ma fa bene, quelli ‘so bravi, se lo meritano.
[**Video_box_2**]“Un talk show che funziona non è sempre un talk show che supera come ascolti la concorrenza, ma è sempre un talk show che lascia qualcosa in più a chi lo sta guardando, che ne mette in dubbio il punto di vista”. Ah, pure qui: Giannini forse si salva. Con una frase così quelli di Ballarò, che è un anno che stanno sotto anfetamine a Teulada per tenere Floris a distanza negli ascolti, staranno a fare i trenini.
“Non credo sia utile dire quali sono i modelli di talk con i quali ho più confidenza. Credo sia più utile dire quali sono i modelli che secondo me funzionano e che mi capita spesso di vedere quando guardo la tv sia in Italia sia all’estero: poche persone che parlano, molti punti di vista differenti, molte conversazioni a due, anche solo con il conduttore”: ah, no. A questo je piace Porro che fa le interviste singole. E pure Vespa, quello, figurati: aveva già capito tutto, sono anni che fa le interviste singole. Oh, ma anche Floris adesso su La7 le fa. “Ma scusa, ma se ripijamo Floris?”. “Te lo dico io: c’è già il pre contratto”.
“E vedrete poi che se lo schema funziona in qualsiasi momento possono spuntare i Gullit e i Van Basten”: bravo, il negretto! Quello che c’era da Fazio, quello della juve, quello mi faceva ridere. E poi Van Basten: di nuovo Vianello, che c’ha il poster dell’Olanda nell’ufficio, Vianello salvo.
Vabbè, che ora s’è fatta? Andiamo a vedere se c’è quello delle risorse umane che prende l’orzo? Che poi, andiamoci pure, ma con un’intervista così anche Campo Dall’Orto fra sei mesi è finito, no?
L'editoriale dell'elefantino