Altro che Piano B, abolire il Senato e subito, questo va fatto
Certe volte fa piacere essere d’accordo pure con Pino Pisicchio, presidente del Gruppo misto alla Camera: “Credo che sia giusto riflettere tutti insieme però sulla mission del Senato. Se questa mission non c’è più, allora forse ha ragione chi ha detto che è giusto abolirlo del tutto”. Volendo farla più filosofica, basterebbe prendere sul serio il “lodo Cacciari”, per chiamarlo così. Il filosofo e già fondatore del Pd ripete allo sfinimento, e non da ieri, che la “riformetta” del Senato così non va, e che la scelta logica e politica era di abolirlo e basta, il Senato. Da subito. Monocameralismo perfetto, senza intrugli.
Ora l’idea di abolirla in toto, la mala bestia, è venuta pure al premier Matteo Renzi e ad alcuni dei suoi più coraggiosi cavalieri della Tavola rotonda. Ma purtroppo è spuntata, ed è stata presentata, come “un Piano B”. La soluzione di riserva, ma si sa che messa così è più che altro una minaccia a vuoto. E invece, Matteo Renzi, avrebbe dovuto con coraggio sfoderarla subito: prima scelta, prendere o prendere. O tutti a casa. Il Senato, per dirla con Pisicchio, ha esaurito la sua “mission”, che nei decenni post Guerra fredda è stata quella di garantire l’immobilismo legislativo del paese, e quello esecutivo del governo. Non c’è più quel mondo, non c’è più bisogno del bicameralismo, né elettivo né nominato. Non siamo uno stato federale, dunque non serve neppure il senatuccio delle regioni. C’è da sperare che Piero Grasso ci dia una mano, così da poter passare al vero Piano A: abolizione e subito.