“Salvini è un piccolo Grillo, e Renzi va aiutato nelle riforme”
Roma. “Subito. Già in questa legislatura. Bisogna costituire un gruppo parlamentare, il più ampio possibile, che condivida un programma politico che permetta anche di discutere con Renzi”, dice Flavio Tosi. E il sindaco di Verona, lui che ha abbandonato la Lega ma ha una pattuglia di parlamentari e un consistente seguito personale di elettori in Veneto, pensa a Raffaele Fitto, ma anche ad Angelino Alfano, forse a Denis Verdini, persino a Silvio Berlusconi “che dovrebbe cambiare idea”. Dice Tosi: “Quando si discute di riforme bisogna mettere davanti a tutto l’interesse del paese. Voglio dire che se le riforme che propone Renzi sono giuste non c’è nessun motivo al mondo per il quale uno che non appartiene al Pd non debba votarle. Non si può giocare al tanto peggio tanto meglio, come fa Salvini. In questi giorni si discute di riforma del Senato, e ci sono ancora molti emendamenti da votare. Alcuni di questi emendamenti sono interessanti, e migliorativi di una riforma che con le ultime trattative ha già assunto un aspetto più interessante che nei mesi passati. Io dico che se venisse riconosciuta al Senato una funzione forte di rappresentanza e difesa delle prerogative delle regioni dovremmo votarla”. Votare con la sinistra? “Votare con Renzi. Se lui propone l’abolizione della tassa sulla prima casa, mettiamo, io che faccio? Posso mai essere contrario per partito preso, solo perché Renzi appartiene all’altro schieramento? Diventerei come Grillo. Cioè come Salvini”.
La Lega, con Roberto Calderoli, aveva presentato ottanta milioni di emendamenti permettendo al presidente del Senato, Pietro Grasso, di applicare la tagliola, e dunque di andare avanti spedito con i lavori parlamentari. “Calderoli e Salvini speravano di poter ricattare Renzi e il governo sulle riforme per ottenere contropartite su altri dossier. Un sistema da vecchia e brutta politica. Il modo limpido di agire è quello di dire a Renzi: io ho queste idee, tu che ne pensi? Sei disposto a discuterne? E’ così che si fa. Io mi dissocio totalmente dall’idea di boicottare le riforme. Sono trent’anni che si parla di bicameralismo perfetto. Le riforme vanno sostenute, semmai migliorate”.
Renzi ha modificato la natura della sinistra italiana. E’ immaginabile un rapporto di alleanza tra lui e una parte della destra che è stata berlusconiana? “Il problema è che Renzi non ha cambiato la natura della vecchia sinistra, perché la vecchia sinistra sta ancora dentro il Pd. E questo è il guaio gigantesco di Renzi. La mia speranza è che lui riesca a liberarsi di questa zavorra ex comunista. Ora gli rompono le scatole sulla riforma del Senato, poi sono sicuro che gli faranno problemi sulla legge di stabilità, poi scoppieranno di certo delle grane sul tema della famiglia. E lui sempre si troverà a dover fare i conti con questi residui del Pci, che di fatto sono la vera opposizione. Renzi l’opposizione ce l’ha all’interno del Pd. Io spero ancora che Renzi rompa la gabbia e si liberi di questo fardello polveroso che lo appesantisce e lo ostacola”. E se lo facesse? “Molte cose diventerebbero possibili. Si tornerebbe a uno schema simile a quello dei tempi della Dc, partito che dal dopoguerra in poi, per più di trent’anni, ha ben governato e fatto crescere questo paese”. Il partito della nazione.
[**Video_box_2**]Salvini sembra litigare con Maroni. “Il problema è la linea. L’idea di fondo di Salvini è grillina: urlare, agitarsi e stare all’opposizione. Mentre Maroni è uno di governo, è stato uno straordinario ministro dell’Interno, e uno che prova a fare delle cose. Difficile che possano andare d’accordo. Maroni sa che Salvini crea un pasticcio in Lombardia, nella giunta, nei rapporti con gli alleati. E se che complica anche la partita per le elezioni a Milano. Salvini ha snaturato la Lega. Anche Bossi s’era accorto che urlando si prendevano più voti. Ma poi aveva capito che con un po’ d’intelligenza si poteva incidere di più sulle cose, sui governi, nel paese. La politica serve a questo. Non a fare casino”.