Roma, i suoi attori e la monnezza
Degno della sua più grande interpretazione cinematografica, “Vacanze di Natale 1983”, si è esibito sul palcoscenico stanco di Ballarò (4,98 per cento di share, cioè un disastro), e con il suo romanesco, l’aria indignata del popolano che però ha fatto i milioni con la pubblicità dei telefonini umts, ha spiegato ai telespettatori come risolvere i guasti della capitale in panne: “Dobbiamo spazzarli via”, ha detto. Ma chi, scusi? “A destra, e a sinistra”. E insomma poiché è romano de Roma, splendida icona della tivù coatta, ieri sera Massimo Giannini ha pensato fosse opportuno sentire l’opinione consapevole di Claudio Amendola, il protagonista dei Cesaroni, l’attore che qualche giorno prima era civicamente impegnato a fare l’opinionista del Grande fratello 14 con Cristiano Malgioglio. “Ci vuole un rinnovamento da acido muriatico”. Anvedi. “I Cinque stelle governeranno Roma per dieci anni”. Aho.
Qualche giorno fa noi poveri telespettatori avevamo già dovuto subire Nancy Brilli che a Piazza Pulita si lamentava del degrado capitale. C’era appena passato lo spavento di Alessandro Gassmann che si armava di scopa e paletta su Twitter invece di fare del buon cinema, e quasi c’eravamo dimenticati delle interviste di Christian De Sica e Sabrina Ferilli – ma perché non cominciate a pulire Roma facendo bene il vostro lavoro, magari imparando a recitare? – quando ieri ci hanno sadicamente propinato anche Amendola. E forse mai come ieri c’era capitato di pensare a quanto questi attori romani, questi registi, questi cinematografari da fiction assomiglino magnificamente alla loro città, cioè alle buche per le strade, ai cassonetti stracolmi di monnezza e alle macchine in terza fila.