La sezione italiana dell'internazionale egualitaria di Piketty, ovvero il vecchio Pci
Qual è la funzione che può esercitare l’agglomerato politico ed elettorale che si sta aggregando anche in Italia attorno all’ideologia egualitaria che ha come punto di riferimento Thomas Piketty? Difficilmente potrà assumere responsabilità di governo, contrariamente a quanto afferma un po’ troppo ottimisticamente Beppe Grillo. Può però creare nuovamente una condizione di democrazia bloccata, come quella che fu determinata dall’egemonia del Pci sulla sinistra. Quell’area non era abilitata a governare, per una conventio ad excludendum basata sulla collocazione internazionale fatta valere dalla Democrazia cristiana attraverso il consenso raccolto soprattutto fra i ceti medi. Quell’egemonia impedì la formazione di un'alternativa competitiva alla sinistra della Dc (il tentativo di Bettino Craxi di correggere questa anomalia fu poi distrutto dall’ondata giustizialista). Il socialismo oggi subisce invece l’egemonia egualitaria, alla quale si è arreso il Labour party, una formazione assai più robusta della corrente guidata da Pier Luigi Bersani. Le tesi dell’ex segretario del Pd sulla progressività dell’imposizione fiscale da estendere ai patrimoni e persino alla prima casa segnala come anch’egli sia subalterno alla nuova internazionale pikettista.
L’altra conseguenza di questo blocco della democrazia dell’alternanza è l’esigenza per il centrosinistra di impedire la formazione di un’alternativa moderata. Il compito è facilitato dalle contraddizioni che attraversano quest’area e dal peso crescente della fazione più dedita alla protesta, ma l’erosione elettorale dell’area alla sua destra, realizzata da Matteo Renzi, sembra ricalcare le successive acquisizioni da parte della Dc prima dei monarchici e poi dei liberali, in modo da lasciare una presenza autonoma solo alla destra non fungibile per responsabilità di governo per le sue nostalgie antidemocratiche.
[**Video_box_2**]Esiste un antidoto a questo ritorno al passato ed è il sistema elettorale maggioritario a doppio turno. E’ più facile creare una condizione di democrazia bloccata in sistemi proporzionali, anche se molti prevedono che il maggioritario implicito nel meccanismo di voto non salverà la Spagna dal rischio di avvitarsi in una prospettiva di questo tipo. I meccanismi elettorali servono (il doppio turno in particolare) a salvaguardare il bipolarismo e l’alternanza, ma non possono fare miracoli. Se il sistema politico si deteriora, se si creano consistenti aggregazioni non funzionali all’alternanza ma in grado di assediare in modo asfissiante un’area di governo destinata ad auto riprodursi, alla lunga si logora in modo irrimediabile anche il sistema di rappresentanza politica. Non è il sistema elettorale o quello istituzionale riformato a mettere in pericolo la democrazia, anzi, questi sembrano gli antidoti a un processo degenerativo che ha origine nella politica e nel suo ritorno a ideologismi paralizzanti.