Il presidente del’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli (foto LaPresse)

Poteri neutri non neutrali

Redazione
Anm, mrs. Fisco, ragionieri di stato. Eccezioni della Repubblica

Che cos’hanno in comune il presidente del’Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli, la direttrice dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi, il Ragioniere dello stato Daniele Franco, il (solito) sindaco di Roma Ignazio Marino, oltre ad aver terremotato i poteri alti? Tutti guidano organi ai quali viene garantita un’autonomia quasi totale rispetto all’esecutivo, al Parlamento, agli umili mortali. Quasi tutti – l’eccezione stavolta è Franco – puntano il dito, si ribellano, minacciano le istituzioni dalle quali dipendono e alle quali dovrebbero offrire collaborazione in base al famoso equilibrio dei poteri. Tutti hanno invece in tasca la stessa parola magica: “Delegittimazione”. Cioè controriforme governative, carenze di organico, attentati alle retribuzioni e alle ferie. Eppure i magistrati togati sono 11 mila, e oltre 20 mila con quelli amministrativi e onorari. Hanno anche le retribuzioni medie più elevate (142.700 euro nel 2013) del settore pubblico.

 

L’Agenzia delle entrate ha 33 mila dipendenti, 19 direzioni regionali, 111 provinciali. La Ragioneria è anch’essa ramificata in tutta Italia e in tutti i ministeri, ma il suo potere più che dai numeri è dato dal “bollino”: senza quello le leggi non passano. Così venerdì 16 ottobre alle due del pomeriggio – 24 ore dopo la presentazione della legge di Stabilità – i dirigenti della Ragioneria hanno spento i pc e chiuso gli uffici. Motivo: il taglio degli straordinari. Un tempismo che ha prodotto l’immediata reintroduzione dei bonus, la bollinatura è arrivata, la manovra ha potuto andare al Quirinale e a Bruxelles. Si potrebbe anche osservare, nel mare di parole che lo riguarda, che Marino ha sequestrato Piazza del Campidoglio per riunire i propri fan. E aggiungere all’elenco il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che attacca il governo per le “misure parziali e costose” sulle pensioni. Alla fine il ritornello è sempre quello: essendosi auto-investiti del bene comune, nessuno li può giudicare; mentre loro, se qualcosa non gira, hanno licenza di dire e fare ciò che vogliono. In un convegno sindacale, in piazza, sui giornali. E se questo è l’esempio dall’alto, come volete che poi si regolino i professori e i vigili urbani?