Passeggiate romane
Alla Leopolda, tra assenze ingiustificate e presenze non gradite
Tutti pazzi per Renzi. Alla Leopolda non c’è stato un intervento che non finisse con un ringraziamento plateale all’indirizzo del presidente del Consiglio. Un eccesso, tanto che lo stesso premier ha “cassato” un video che sarebbe dovuto andare in onda alla kermesse fiorentina con questa giustificazione: “Troppo autocelebrativo”. Ma la corsa a ingraziarsi il presidente del Consiglio si è svolta anche nella sede nazionale del partito, al Nazareno, dove persino l’albero di Natale all’ingresso è stato adornato in modo da risultare gradito al premier. Viola sono infatti le palle che pendono dai suoi rami, il colore della Fiorentina.
L’assente e forse candidato. Tra coloro che sono andati a omaggiare Renzi, salendo sul palco, o limitandosi a stare in platea a portata del suo occhio, non c’era Carlo Fortes. Il sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma piace molto al premier, ma non al punto di indicarlo come candidato sindaco della Capitale. Eppure lui, dice chi lo conosce bene, non si tirerebbe indietro di fronte a una sfida oggettivamente molto difficile, visto lo stato in cui versa in quella città il Pd. E Fortes ha parecchi sostenitori anche tra i renziani.
L’alternativa della minoranza. Alla Leopolda latitava la minoranza interna, che ha preferito riunirsi in un teatro romano. Eppure il fascino della kermesse fiorentina ha colpito anche lì. Nel tentativo di non mostrare il vecchio volto degli ex Ds, anche gli organizzatori della manifestazione hanno optato per un video iniziale. Solo che era troppo lento e lungo, e la platea non ha gradito.
Assenze ingiustificate. Alla Leopolda c’era, ed è salito sul palco per il “question time”, il ministro dello Sviluppo Graziano Delrio. Ma la sua presenza non ha messo a tacere le voci di chi lo descrive in rotta di collisione con Renzi e il cosiddetto “giglio magico”. Illazioni malevole? Sarà, ma un fatto è certo: quasi tutti i renziani che si rifanno alle posizioni di Delrio non erano a Firenze, fatta eccezione per Matteo Richetti, che, però, vanta un rapporto personale con Renzi. Tutti occupati a Roma per la Stabilità? Non risulta.
“Non è il momento”. Alla Leopolda c’era chi aspettava un accenno alla nuova segreteria del Pd che lo stesso Renzi ha detto nei giorni scorsi di voler costituire. Chi aspirava a un nuovo ruolo è rimasto deluso. Chi chiedeva lumi è stato stappato con questa frase: non è il momento. E, a quanto pare, non è nemmeno il momento del rimpasto, che pure Angelino Alfano chiedeva Renzi quasi ogni giorno per sistemare le cose in casa Ncd. Renzi fatica a scrollarsi di dosso gli occhi degli aspiranti nuovi ministri che sono tutti puntati su di lui.
[**Video_box_2**]“C’era questo, c’era quello”. Se c’erano molte assenze dei renziani della prima ora (da Baricco a Serra, passando per Campo dall’Orto, che, visto il nuovo incarico, ha preferito disertare) e di alcuni amministratori locali illustri (per fare due nomi, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca), affollavano la sala personalità che fino a poco tempo fa non erano certo in buona con Renzi (e alcuni non lo sono tutt’ora). Un nome tra tutti, quello del presidente della regione Sicilia Crocetta. Era lì con Salvatore Cardinale e alla loro vista qualche renziano ha storto il naso. “Che cosa ci fanno qui questi dinosauri? Evidentemente dobbiamo ancora finire la rottamazione”, è stato l’amaro commento di Fabrizio Ferrandelli, ex deputato regionale siciliano che nel luglio scorso ha lasciato l’Ars in polemica con Crocetta e con il Pd locale. Ma purtroppo per Ferrandelli, in Sicilia, i renziani che comandano si sono schierati con il sottosegretario Davide Faraone, e quindi per la rottamazione bisognerà aspettare ancora un po’.