C'è del merito nel metodo
L’elezione dei tre giudici mancanti della Corte costituzionale resa possibile dall’accordo tra maggioranza e Movimento 5 Stelle sblocca un’impasse istituzionale che durava da oltre 30 votazioni, ma ha anche a ricadute sul terreno politico. Dal lato M5s è il definitivo tramonto dell’illusione della democrazia diretta, in cui ormai solo i più ferventi tra i militanti credono ancora: il patto con Renzi è avvenuto secondo i metodi tradizionali della politica (inciucio!) ed è consistito in una rinuncia al veto nei confronti di Augusto Barbera, proposto dal Pd, in cambio del via libera per Franco Modugno, indicato dai grillini. Il fatto che tutto sia stato deciso dal “direttorio grillino” e dalla Casaleggio Associati, senza alcuna votazione dei militanti sul sacro blog, conferma ciò che già si sapeva, ovvero che la ferrea legge dell’oligarchia di Michels varrà anche domani nel mondo di Gaia e a maggior ragione oggi nella setta di Grillology.
Dall’altro lato c’è il Pd renziano che, pur imponendo al M5s il metodo della “vecchia politica”, scende in territorio grillino per la scelta dei nomi. Dove tutto questo possa condurre lo si è visto con gli effetti del primo accordo Renzi-Grillo che ha portato all’elezione di Silvana Sciarra alla Consulta e di Alessio Zaccaria al Csm: proprio Sciarra è stata la relatrice della discussa sentenza di incostituzionalità sul blocco delle pensioni, passata senza alcuna “valutazione di carattere economico” e solo grazie al voto doppio del presidente, che ha creato un buco di circa 10 miliardi. Questo per ricordare che il processo di riforma dipende in ultima istanza dalla Corte Suprema e quindi che l’elezione dei suoi membri è un atto supremamente politico.