Il vizietto di D'Alema su Israele
Massimo D’Alema ha nostalgia di se stesso e guarda il mondo con gli occhi velati dal rammarico di non esserci più, proprio ora che vorrebbe gridare forte, nei consessi internazionali, quel che ha sempre pensato: pensavate che Israele e l’Arabia Saudita fossero due alleati, “si sono rivelati due problemi”. La fine dell’ostracismo “sbagliato” nei confronti dell’Iran è la dimostrazione che nell’isolamento non si servivano gli interessi dell’occidente, quanto piuttosto quelli dei “due problemi”, gli israeliani spaventati dalla Bomba e i sauditi spaventati dalla perdita di potere, che li ha portati a “un atto deliberato, privo di senso”, cioè l’esecuzione di Nimr al Nimr, “un chierico che non era un estremista”. Il governo Netanyahu di Israele, secondo D’Alema, gioca “un ruolo negativo nella regione”, espandendo le colonie e facendo “di fatto” scomparire la prospettiva di uno stato palestinese, e la comunità internazionale lo asseconda (!), perché “Israele non rispetta gli impegni sottoscritti, vìola le risoluzioni dell’Onu”. La conseguenza è sempre la stessa, quella contrabbandata dagli antisemiti di tutto il mondo, l’odio verso l’occidente nel mondo arabo cresce perché per Israele si usano standard diversi (!), bisognerebbe ritrovare un equilibrio, “una convivenza basata sul rispetto dei diritti umani e dei princìpi del diritto internazionale”.
E visto che di diritti si parla, come non schierarsi con l’Iran? I guerriglieri sciiti non sono alleati “ma combattono lo stesso nemico”, e non comprenderlo è secondo D’Alema da aspiranti apprendisti, se non da “trogloditi”: anche la sua famosa passeggiata a braccetto con un deputato di Hezbollah, nel 2006, fu un gesto di solidarietà giusto, ribadisce D’Alema, “spesso in Italia prevale l’ignoranza di trogloditi che non sanno di cosa si parli”. A proposito di Italia: all’estero non siamo più protagonisti – appena Matteo Renzi ha rivendicato un ruolo guida in Libia, “l’Onu ha scelto un ambasciatore tedesco” – e il premier invece che “baccagliare con la Merkel” dovrebbe promuovere un progetto comune dei socialisti europei, intestarsi una nuova politica. In cui si dialoga a sinistra, come insegnano i segnali “interessanti” (!) che vengono da Portogallo e Spagna. Insomma un Ulivo europeo che fa l’occhietto ai turbanti sciiti: vaste programme, anzi déjà-vu. Nulla di nuovo, insomma, sotto i baffi dalemiani, incanutiti e nostalgici.