Il vizietto di Renzi sulle statue con burqa. Il precedente a Firenze
Roma ieri come Firenze lo scorso 6 ottobre 2015. Ieri, durante la visita ufficiale del presidente iraniano Hassan Rohani nella Capitale, alcune statue dei musei Capitolini sono state coperte per mascherarne le nudità, evidentemente reputate offensive per il leader iraniano. Una scelta che non è piaciuta a molti, che ha messo in evidenza la grottesca sottomissione dell'Italia in nome di una "forma di rispetto alla cultura e sensibilità iraniane”.
Tuttavia non è la prima volta una cosa del genere accade in occasione di una visita ufficiale di un regnante islamico in Italia. Già nell'ottobre 2015, a Palazzo Vecchio a Firenze un nudo dell’artista Jeff Koons era stato coperto con un paravento per non urtare la sensibilità dello sceicco Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario degli Emirati Arabi. Una scelta che allora passò quasi inosservata tanto che a riportarla, al di là del Corriere fiorentino, furono pochi quotidiani.
La statua dell’artista Jeff Koons coperta a Firenze
Rohani ieri ha cercato di minimizzare l'accaduto, sottolinenando che non ci sono stati "stati contatti preventivi a questo proposito. Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali – ha commentato – perché cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti. E li ringrazio per questo".
[**Video_box_2**]Questa mattina il ministro della Cultura del governo Renzi, Dario Franceschini, ha criticato la scelta di coprire le statue, sottolineando però anche l'estraneità del governo: "Io penso che ci sarebbero stati facilmente altri modi per non andare contro la sensibilità di un ospite straniero così importante senza questa incomprensibile scelta di coprire le statue".
E' così iniziato un rimpallo di responsabilità tra Palazzo Chigi, l'amministrazione dei musei e la sovrintendenza capitolina ai beni culturali. Il governo incolpa l'amministrazione cittadina che invece rimanda all'ufficio del Cerimoniale dell'esecutivo: "La misura non è stata decisa da noi, è stata un'organizzazione di Palazzo Chigi non nostra".