Un momento della discussione di ieri al Senato sul ddl Cirinnà (foto LaPresse)

Renzi, Grillo, la Lega, Ncd. Chi raccoglie (e chi no) dividendi politici dal rinvio della legge sulle unioni civili

Redazione
L'ala renziana del Pd paga la scelta avventata di aver appaltato alla sinistra interna la tematica dei cosiddetti diritti civili. Ora il premier è di fronte al bivio: trovare un’improbabile alleanza anomala con i grillini oppure un'intesa con un’opposizione responsabile.

La prima giornata di votazioni sulle unioni civili si è conclusa con una sconfitta del Partito democratico, che non è riuscito, dopo il ritiro della maggior parte degli emendamanti ostruzionistici presentati dalla Lega, a ottenere il consenso del movimento 5 stelle alla porcedura garibaldina che avrebbe annullato quasi tutti gli emendamanti in un colpo. La tattica delle maggioranze variabili è naufragata clamorosamente e così in sardonico Miguel Gotor può chiosare che “continuare a cercare consensi senza mi pagare un dazio politico è impensabile”. Ora Matteo Renzi dovrà cercare di riavvolgere il nastro ma comunque paga un prezzo senza aver ottenuto i consensi sperati.

 

Quali sono le ricadute, i dividendi politici, attivi o passivi, che derivano da questa situazione? Il Partito democratico, o meglio il suo nucleo renziano, paga la scelta avventata di aver appaltato alla sinistra interna la tematica dei cosiddetti diritti civili. Questo ha innestato un processo che ha reso sempre più determinante l’apporto del Movimento 5 stelle, mettendolo così nelle condizioni di sgambettare efficacemente e fa fallire la tattica parlamentare adottata incautamente dal Pd. Le due opposte minoranze interne, quella bersaniana e quella “cattolica”, invece ottengono un indebolimento della logica dell’uomo solo al comando. Lo stesso vale per l’ala moderata della maggioranza, che può tentare ancora di ottenere un successo con lo stralcio dell’articolo sulle adozioni del figliastro, che dimostrerebbe una loro forza contrattuale che era parsa inesistente. Le opposizioni portano a casa un dividendo abbastanza chiaro. Beppe Grillo ha dimostrato di possedere una capacità di intuizione dell’orientamento dell’elettorato, senza contare la possibilità di un dialogo più o meno sotterraneo con la gerarchia cattolica, di cui si è avuto un segnale indiretto con il sostegno del cardinale Bagnasco al reddito di inclusione.

 

[**Video_box_2**]Il centrodestra, seppure tuttora diviso in molti rivoli, recupera una visibilità e una tendenziale convergenza e persino, almeno sulla questione delle adozioni, una capacità di esprimere una vocazione maggioritaria, che si era persa in modo che sembrava irrecuperabile. L’abilità di Roberto Calderoli, che politicamente è il vero vincitore della giornata, ha dato al centrodestra la possibilità di definire una posizione equilibrata, favorevole alle unioni civili e contraria alle esasperazioni fondamentaliste, che può favorire una rifondazione delle alleanze su una piattaforma moderata. Ora Renzi è di fronte al dilemma tra un altro tentativo di stipulare un’alleanza anomala con i grillini (impossibile, ci pare) o se ricostruire, nello spirito del Nazareno, un’intesa, oltre che con i colleghi di governo, con un’opposizione responsabile e da questo dipenderà anche se lo scivolone di ieri potrà o meno essere recuperato.