Panebianco e i pacifisti violenti
Forse per un eccesso di understatement, ieri verso sera il Corriere.it apriva sulle “aggressioni dei neofascisti” alla Statale di Milano. Invece la notizia che un suo editorialista, il professor Angelo Panebianco, era stato aggredito e interrotto all’Università di Bologna, mentre faceva lezione, dal Collettivo universitario autonomo (Cua) al grido di “fuori i baroni della guerra” era relegata nella pagina bolognese. E dire che a scatenare gli energumeni del pacifismo era stato proprio un suo editoriale sul Corriere della Sera, dedicato al problema dell’intervento in Libia dove la mattanza rischia di scatenarsi anche, se non solo, per l’inerzia travestita da pacifismo degli stati occidentali. Panebianco stava, appunto, parlando di “Teorie della pace e della guerra”.
E’ quasi superfluo aggiungere che il Cua ce l’aveva pure con il “coinvolgimento in progetti di collaborazione con l’industria bellica”, e “contro i progetti che Israele porta nei nostri atenei”. Ma non è superfluo aggiungere che già nel 2014 Panebianco fu preso di mira dai collettivi e la porta del suo ufficio imbrattata con la scritta “Panebianco cuore nero”. La colpa? Un editoriale sul Corriere. Evidentemente, c’è gente che ha più paura delle idee che dei terroristi dell’Is. Il rettore Francesco Ubertini ha espresso “ferma condanna per un comportamento in contrasto con la democrazia”. Ma a Panebianco, adesso, va data una solidarietà più squillante.