Bedori e Meloni, essere donne non c'entra niente
La polemica che è stata sviluppata attorno alla maternità di Giorgia Meloni e alla rinuncia alla candidatura a sindaco di Milano da parte di Patrizia Bedori ha messo in moto il solito riflesso condizionato di chi urla alla discriminazione nei confronti delle donne. Dichiarazioni e commenti hanno inondato le pagine dei giornali e i notiziari televisivi replicando un clichè che, con i casi specifici, non ha niente a che fare.
Giorgia Meloni è leader di un partito, si occupa di politica fin da ragazzina, è stata la parlamentare più giovane della quindicesima legislatura ed è stata persino ministro nella legislatura successiva. Dire che abbia subito discriminazioni è quanto meno ridicolo. E’ stata lei stessa a dire che intendeva dedicarsi alla maternità, quando aveva scelto di non candidarsi alle municipali di Roma, e ora che a quanto pare ha cambiato idea, non può considerare un attacco inaccettabile quello di chi ripete oggi le sue stesse considerazioni di qualche settimana fa. Nelle sue scelte, che appaiono piuttosto tortuose, fa prevalere un calcolo politico (del tutto legittimo, naturalmente) sulla sua condizione personale. Come fa un dirigente politico, che non può quindi atteggiarsi a mamma oltraggiata.
Patrizia Bedori ha deciso di concorrere alle stravaganti consultazioni del Movimento 5 stelle per la designazione del candidato sindaco di Milano, ma poi ha scoperto che la battaglia politica è dura e competitiva. Lo è per tutti, uomini e donne. Se i suoi critici si sono accaniti sul suo aspetto da casalinga lombarda forse è anche perché è difficile trovare nella sua biografia qualche esperienza politica o professionale su cui esprimere un giudizio. Anche lei è “discriminata”? L’ineffabile presidente della Camera ha commentato che le donne debbono essere giudicate per quel che hanno fatto e non per il loro aspetto. Se qualcuno sa che cosa abbia fatto di rilevante Patrizia Bedori (e per la verità anche Laura Boldrini) dovrebbe farcelo sapere. Di politici “miracolati” ce ne sono tanti, uomini e donne, e quando proprio da loro viene la lamentazione di presunte discriminazioni viene solo (con tutto il rispetto per il loro sesso) da ridere.
La prossima Commissione