Federica Guidi e la vacuità del traffico di influenza
Perché un reato così generico aumenta la discrezionalità della magistratura. Anche se per ora non risulta che l'ex ministro sia indagata per questo reato, molti commentatori si sono riferiti all’indagine che riguarda il suo compagno.
Torna d’attualità, in relazione alle vicende che hanno portato alle dimissioni della titolare del ministero dello Sviluppo economico, il tema del “traffico di influenze illecite”. Anche se per ora non risulta che Federica Guidi sia indagata per questo reato, molti commentatori si sono riferiti all’indagine che riguarda il suo compagno. Com’è noto la fattispecie del reato è piuttosto confusa: descrive atti, generalmente commessi da un intermediario, preliminari ad atti effettivamente corruttivi. In sostanza si tratta di sanzionare un comportamento che “potrebbe” sfociare nella corruzione, senza che essa sia stata effettivamente commessa. Anche per questa ragione la “materia” del traffico risulta impalpabile, visto che si riferisce a eventuali futuri vantaggi lucrati che ovviamente non sono identificabili in questa fase preventiva.
Al di là della complessità giuridica della norma, risulta evidente la genericità del reato, che si riflette in una estensione abnorme della discrezionalità dell’azione penale della magistratura. Non essendo tenuti a raccogliere prove effettive e materiali, i giudici possono ipotizzare il reato in base a sensazioni e opinioni, il che, in presenza di una tendenza alla politicizzazione, può diventare un pericolo. Quali influenze siano lecite e quali illecite resta un problema irrisolto, e forse addirittura irrisolvibile, proprio per la tenuità dei confini che dovrebbero separare un caso dall’altro. La realtà sociale nel suo complesso e i diversi soggetti che vi agiscono esercitano un’influenza nei confronti del sistema politico e amministrativo, e viceversa. Nessuno però ha mai considerato traffico di influenze illecite, per esempio, l’appoggio elettorale promesso dai rappresentanti di una categoria a chi sostiene le sue rivendicazioni, o il favore per un governo espresso da parte di soggetti economici che ottengano condizioni più favorevoli per l’esercizio della loro attività. E dunque: esattamente quando diventa illecito questo sistema di reciproche influenze che rappresentano il sistema delle relazioni di una società complessa? In assenza di criteri oggettivi o di condizioni di fatto, è solo l’opinione soggettiva del magistrato a segnare questo passaggio.
Naturalmente, nel clima scandalistico in cui siamo immersi da decenni, c’è la tendenza a considerare le attività economiche di per sé un indizio di reato, e le scelte politiche che le favoriscano come sintomo evidente di malaffare. Ma sostenere le attività produttive per uscire della stagnazione è un obiettivo fondamentale della politica, il che richiede interventi anche specifici e settoriali che determinano vantaggi specifici e settoriali. E’ quella che viene chiamata politica industriale, che non può essere degradata in blocco a traffico illecito di influenze.