Abbassare le tasse e concludere la legislatura per stabilizzare il consenso
Sul Foglio di giovedì 7 aprile, Claudio Cerasa ha scritto che servono tre mosse contro l’assedio: trasformare il referendum costituzionale in un’occasione per superare i vecchi steccati del Pd, viaggiare dopo il referendum di ottobre verso il voto anticipato del febbraio 2017 per capitalizzare il consenso e costruire una campagna elettorale attorno al tema di una grande rivoluzione sulle tasse (taglio del venti per cento di Ires e venti per cento di Irap) anche a costo di sforare per tre anni il rapporto tra deficit e pil, come fece nel 2003 la Germania di Gerhard Schröder. E’ il lodo Foglio per salvare il renzismo. Può funzionare?
Giuliano Da Empoli, consigliere di Renzi e presidente di Volta, think tank ribattezzato proprio da questo giornale come l’Aspen renziano, pensa che in una fase delicata come questa potrebbe essere utile “uno choc che ridia slancio al presidente del Consiglio e che sia coerente con il percorso fatto finora”. “Il referendum – sostiene Da Empoli, già assessore alla Cultura del Renzi sindaco di Firenze – è un passaggio oggettivamente cruciale che servirà a calibrare meglio l’identità del Pd, a riportare il confronto sul merito e a chiarire definitivamente se la direzione imboccata dal presidente del Consiglio è giusta oppure no. Sì o no, appunto. Per il resto condivido l’idea di una frustata fiscale all’economia, da accompagnare con un nuovo modello di produttività da consegnare al paese, anche forzando la leva del rapporto deficit pil. Faccio mie le parole che ho ascoltato qualche giorno fa a un incontro ristretto organizzato dal nostro think tank a cui ha partecipato Jason Furman, capo dei consiglieri economici di Obama: è arrivato il momento di mettere meno accento sul debito e di pensare più a come rimettere in moto la macchina produttiva del paese, e a certe condizioni, con un percorso chiaro, è evidente che si potrebbe anche ragionare su una nuova intesa per superare per qualche anno il rapporto deficit pil. Sulle elezioni, invece, non credo sia quello lo scenario giusto. Se il referendum costituzionale sarà positivo il governo avrà la possibilità di stabilizzarsi e proprio per realizzare lo choc fiscale ha necessità di andare avanti. Se il referendum dovesse andare male, cosa a cui francamente non credo, cambierebbe tutto e le elezioni non potrebbero che essere più vicine”.
Giuliano Da Empoli, consigliere di Renzi e presidente di Volta