Sfruttare il successo referendario per arrivare a fine legislatura. Solo cambiando l'Europa si potrà diminuire le tasse
Sul Foglio di giovedì 7 aprile, Claudio Cerasa ha scritto che servono tre mosse contro l’assedio: trasformare il referendum costituzionale in un’occasione per superare i vecchi steccati del Pd, viaggiare dopo il referendum di ottobre verso il voto anticipato del febbraio 2017 per capitalizzare il consenso e costruire una campagna elettorale attorno al tema di una grande rivoluzione sulle tasse (taglio del venti per cento di Ires e venti per cento di Irap) anche a costo di sforare per tre anni il rapporto tra deficit e pil, come fece nel 2003 la Germania di Gerhard Schröder. E’ il lodo Foglio per salvare il renzismo.
Può funzionare? Dice al Foglio Dario Parrini, deputato del Pd, segretario regionale della Toscana. “Il referendum sarà il grande banco di prova del Pd partito a vocazione maggioritaria. Fondamentale è vincerlo aprendosi. Sugli altri due punti condivido poco: Renzi è un riformista negli atti e un rivoluzionario nelle forme. In Italia la rivoluzione è evitare anticipo elezioni e arrivare a fine legislatura sull'onda del successo referendario puntando sul consuntivo di quello che sarà diventato, a febbraio 2018, il governo più longevo della storia repubblicana (con 4 anni pieni febbraio 2014-febbraio 2018 supererà i 3 anni e 10 mesi del governo Berlusconi Il giugno 2001-aprile 2005 e i tre anni pieni del primo governo Craxi agosto 1983-agosto 1986). E poi noi abbiamo fatto riforme profonde che daranno i più forti effetti nei prossimi due anni. Su tasse io dico: la politica Ue deve cambiare; anche se abbiamo già fatto molto su Imu, Irpef e Irap a noi servono ancora meno tasse e più investimenti. Ma per questo bisogna vincere la battaglia per una maggiore flessibilità per avere più tempo per raggiungere i parametri prefissati su deficit e debito. Ma si tratta di diluire la marcia di avvicinamento non di cambiara direzione di marcia con gli sforamenti. Gli sforamenti vogliono dire aumento spread e con il debito al 130 per cento questo sarebbe un boomerang. Rischieremmo di pagare sotto forma di maggiori interessi più di quanto togliamo di tasse e quindi di dover aumentare le tasse dopo più di quanto le abbiamo ridotte nell'immediato. La vera svolta è far passare il principio accelerazione delle riforme strutturali in cambio di maggiore flessibilità per investimenti".
Dario Parrini, deputato del Pd, segretario regionale della Toscana