Il Casaleggio percepito (dai giornali)
Qui non si vuole fare eccessivo esercizio di cinismo, né passare per forza per originali, né mancare di rispetto a nessuno. Tuttavia, caspita, cari colleghi della stampa e dei telegionali, cari conduttori e cari editorialisti: il cordoglio, ci mancherebbe, le lacrime, naturalmente, la tristezza, anche la nostra, è ovvia, ma un po’ di contegno, no? Martedì mattina è morto Gianroberto Casaleggio, sessantun anni, perito informatico, ex manager allontanato dalla Telecom, ex impiegato della Olivetti, fondatore della CasaleggioAssociati s.r.l., società di web marketing che guida e determina la linea politica del Movimento cinque stelle, un partito nato nel corso di una manifestazione denominata “vaffa day”. A leggere i giornali di ieri sembra invece che il paese sia rimasto orfano d’una figura, certamente originale, i cui mirabolanti tratti riassumono il meglio dell’intelligenza politica di Cavour e del genio tecnologico di Steve Jobs.
Abbiamo calcolato che la parola “visionario” a lui riferita compare sessanta volte (non c’è un solo giornale che non lo chiami “visionario”, soprattutto Repubblica e la Stampa: Ceccarelli ha insistito parecchio sul punto). Per sole quarantrè volte è invece, più modestamente, definito “profeta”. E allora l’Unità lo chiama “testa pensante”, Italia Oggi gli attribuisce “risultati strepitosi”, MilanoFinanza racconta il “politico del ventunesimo secolo”, mentre per Marco Travaglio – gulp – Casaleggio “ha scritto un pezzetto di storia d’Italia”. Come Garibaldi. Ma è il Corriere a dare il meglio di sè: “Era un visionario”; “sottovalutato” e “comunque poco compreso”; “voleva collocarsi al confine più avanzato con la modernità e la scienza”. Il cordoglio, ci mancherebbe, ma davvero Casaleggio era un mix tra Steve Jobs e Cavour?