Il bavaglio che ci piace
“Viva Napolitano”, scrivevamo perché “picchia duro contro le ipocrisie sul referendum costituzionale. Prende a sberle i cultori della retorica anti industriale. Rivendica la legittimità di non andare a votare in presenza di un referendum senza senso”. Ora il presidente emerito della Repubblica è intervenuto su un altro tema delicato, su cui la politica da anni è incapace di assumersi le proprie responsabilità e prendere una decisione, quello delle intercettazioni.
“Penso che sia più che matura l’esigenza di approvare la riforma del processo penale con la norma di delega per riformare le regole e chiarire i termini di comportamento sulle intercettazioni e sulla loro pubblicazione”, ha detto l’ex capo dello stato nel suo intervento agli stati generali dell'esecuzione penale, nell’Auditorium del carcere romano di Rebibbia, dove erano presenti anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Non si può ogni volta che si sta per approvare qualcosa di necessario, utile e riconosciuto come tale, fermarsi perché si è di fronte a una qualche accensione polemica, qualche scandalo o a qualche particolare contrapposizione tra mondo della politica e mondo della magistratura”, ha aggiunto Napolitano.
Il riferimento evidentemente riguarda anche la recente polemica scaturita dalla diffusione delle conversazioni dell’ex ministro dello Sviluppo Federica Guidi e il suo compagno nell'ambito dell’inchiesta della procura di Potenza. E ai passi in avanti e indietro del governo sulla riforma delle intercettazioni. “Quello tra politica e giustizia è un rapporto che in certi momenti si acutizza in maniera allarmante – ha aggiunto Napolitano – Serve un serio impegno di collaborazione tra poteri e bisogna evitare acutizzazioni di questioni fatali per la salute della nostra Repubblica”. Sulla necessità di una nuova regolamentazione che eviti lo sputtanamento e la diffusione di conversazioni private senza rilievo penale, sono intervenuti anche il presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini e il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio. Ma ovviamente non tutti sono d’accordo, secondo il fronte giustizialista le norme sulle intercettazioni ci sono e funzionano bene. E c’è chi, come il Fatto quotidiano, ha addirittura definito le parole del presidente Napolitano “gravi”, perché pronunciate “nel momento in cui alla guida dell’Associazione nazionali magistrati c’è Piercamillo Davigo”.