Lo scambio di toghe al Csm non ha niente a che fare con la meritocrazia
Roma. Manovre al Csm, trattative, negoziati, allusioni, scambi (che poco hanno a che vedere con il merito o la competenza) sulla nomina del procuratore della Repubblica di Milano. E i giochi, salvo sorprese, sembrano fatti. Unicost, un tempo correntona del centro ma oggi poco più o poco meno di una lobby di potere interna alla magistratura organizzata, il 14 aprile è riuscita con una manovra stigmatizzata anche dall’interno del mondo delle toghe, astenendosi cioè dall’esprimere una preferenza nella quinta commissione del Csm, a far pesare ovvero a mettere sostanzialmente all’asta il suo voto finale, in plenum, per la procura di Milano. Chi offre di più? A quanto pare Unicost astenendosi tiene sotto controllo Area, corrente un tempo di sinistra e oggi (come Unicost) poco più o poco meno di una lobby di potere slegata da programmi seri e da coerenti indirizzi di cultura giuridica. Perché in ballo, oltre Milano, ci sono anche l’ambita procura di Bologna (Catania è di fatto già assegnata al reggente Carmelo Zuccaro) e la procura generale di Firenze e su questi due uffici si è concentrata la partita di Unicost. In particolare su Bologna.
Ma andiamo con ordine. Dal 16 novembre dell’anno scorso c’è da nominare il procuratore della Repubblica di Milano, i candidati in corsa sono sostanzialmente tre, e tutti degnissimi: Francesco Greco, famoso pm che fece parte del pool di Mani Pulite ed è oggi stella delle indagini finanziarie, Alberto Nobili, magistrato poco amante dei riflettori e guida per otto anni dell’antimafia milanese, e infine Giovanni Melillo, già procuratore aggiunto di Napoli e capo di gabinetto del ministro della Giustizia Orlando. Dieci giorni fa il voto in commissione, e l’astensione “strategica” di Unicost.
Il 14 aprile si è espresa la quinta commissione del Csm: Greco ha ricevuto tre voti (due da Area e uno laico di centrosinistra), Nobili uno (da MI), Melillo uno (dalla consigliere Casellati, laica di centrodestra). Solo Unicost, con il togato Forciniti, si è sorprendentemente astenuta conquistando così, in previsione del plenum (che potrebbe essere a fine maggio) un’inaspettata centralità. Il Csm è infatti composto da 26 membri. I 7 di Area votano Greco, come pure Aldo Morgigni della corrente di Davigo e come, probabilmente, i laici Balducci, Balduzzi e Zaccaria e Fanfani mentre il vicepresidente Legnini, per tradizione si asterrebbe. I giochi sono ancora incerti per Greco ma se anche i 5 consiglieri di Unicost (ne bastano tre) votassero Greco, sarebbe fatta. E Unicost lo sa. Dunque si è astenuta in commissione, e ha iniziato trattative che non hanno niente a che fare con Milano, né con le qualità, indiscusse, di Greco.
Il pm Francesco Greco (foto LaPresse)
E qui entrano in gioco la procura di Bologna e la procura generale di Firenze, due nomine in discussione, come Milano, e desiderate. Ed è infatti almeno Bologna, se non anche Firenze che Unicost vorrebbe garantirsi con i 7 voti di Area, in cambio del suo a Milano. E perché? Perché a Bologna si è proposto Giuseppe (Gimmi) Amato, leader di Unicost, procuratore di Trento che pur provenendo dalla più piccola Procura distrettuale d’Italia aveva già tentato il salto mortale a capo della procura di Milano e quello un poco meno mortale a segretario generale del Csm (carica sfumata per un solo voto). Malgrado a Trento Amato abbia meritevolmente ridotto le pendenze e scoraggiato l’inoltro di notizie di reato inutili ed infondate (tanto che le iscrizioni sono diminuite con notevole risparmio di spesa soprattutto con riguardo alle intercettazioni), potrebbe non essere lui il candidato forte per curriculum, età, esperienza e importanza delle sedi giudiziarie di provenienza. La sua forza, rispetto agli altri due più anziani procuratori candidati a Bologna, Sergio Sottani e Marcello Viola, e alla lunga sfilza di procuratori aggiunti in servizio in sedi ben più importanti della periferica Trento (Genova, Napoli, Torino) è nella politica associativa. E, infatti, adesso, la sua elezione sembra blindata dal peso del voto, sospeso, di Unicost su Milano.
Cinque ma anche solo 3 voti per il pur bravo Greco, che fa riferimento ad Area, in cambio di un magistrato bravo ma soprattuto leader di Unicost, come procuratore di Bologna. E qui vale la pena di ricordare la meccanica spartitoria, che fa a pugni con la propagandata meritocrazia. E la regola vale per tutti gli incarichi direttivi nella magistratura, persino per un remoto tribunale di provincia, e si è fatta ancora più autoreferenziale da quando mesi fa il Csm ha approvato il nuovo “testo unico” sulla dirigenza strumento strategico per costruire apparenti motivazioni alle decisioni puramente e sostanzialmente discrezionali.