Giachetti vs Giachetti
"Chi ha problemi di giustizia non può stare con me”: non l’ha detto un candidato sindaco a Cinque Stelle né un giustizialista post-arancione alla Luigi De Magistris (che – nemesi – ha dovuto sperimentare sulla sua pelle la “sospensione” dalla carica di sindaco di Napoli dopo la condanna di primo grado, con reintegro e totale effetto nonsense). L’ha detto Roberto Giachetti, candidato sindaco dem della capitale e radicale storico, con decenni di “carriera” garantista alle spalle. Che cosa è successo a Giachetti?, ci si domanda, dopo che, nel giro di un mese, lo si è visto prima recarsi da Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, per presentarle liste “pulite&certificate” a livello di casellario giudiziario, e poi estromettere dalla lista civica municipale a lui collegata la consigliera municipale Nathalie Naim, (querelata per diffamazione a mezzo stampa dai bancarellari del Tevere).
Giachetti vs Giachetti, verrebbe da dire, parafrasando Beppe Grillo, ché il candidato dem pare essersi piegato a un’etica giustizialista (e populista?) che non gli appartiene per formazione, storia e carattere. Dice che “queste sono le regole” e che “gli hanno chiesto liste pulite”, ma siamo sicuri che sia la cosa migliore, per un candidato che voglia davvero essere “rivoluzionario” come Giachetti dice di voler essere, inseguire il mito manettaro (e grillino?) dei “presentabili” (magari anche politicamente non proprio capaci, della serie: basta il casellario giudiziario)? Colmo dei colmi: Giachetti è stato velatamente criticato persino da Alfonso Sabella, magistrato ex assessore alla Legalità, che si è detto contrario ai “giacobinismi”.